Il Cane non ha dimenticato chi è suo Padre

Sto cercando di capire perché chi ammette la discendenza del Cane dal Lupo, non accetta poi il comportamento del Cane quando esso è richiamato dalla memoria antica.
Alcuni studiosi del passato si sono presi la briga di elencare in maniera scientifica tale discendenza e di riportare anche alcune note sul comportamento similare avvistato nel corso di osservazioni di Branchi vagabondi, Solitari vagabondi in cerca di un Branco e di Branchi che vivono spontaneamente al margine della società umana.
Esistono delle razze, fra quelle dei nostri Cani, che sono meno artefatte rispetto ad altre, e questo perché l'uomo ha apprezzato gli esemplari selezionati dalle circostanze di sopravvivenza della vita limitrofa alla nostra. Parlo di quelle razze che provengono dalla selezione su elementi che fanno parte della nicchia evolutiva definita "primitiva" che presenta una discendenza "semidomestica", ossia di un vissuto attorno ai villaggi, ricordando le prime pseudo convivenze/collaborazioni del Lupo solitario accanto all'uomo (solitamente un disperso che non e' stato in grado di vivere altrimenti, e che nel tempo ha dato origine alla domesticazione e, per sopraggiunta opera umana, alla evoluzione/involuzione della variazione di sottospecie che altro non e'che il nostro Cane).
Essi mantengono molti dei comportamenti degli Antenati, comportamenti facilmente riscontrabili ad esempio nella subordinazione del ciclo riproduttivo annuale durante la stagione piú appropriata; oppure una particolare abilità nelle azioni di caccia.
Sono state osservate e annotate poi, nell'ambito di questi Branchi, diligenze sociali diverse dal progenitore selvatico; una nel particolare ha dato spunti per essere riportata con maggior specificità, forse per l'angusto problema degli ultimi anni che vuole l'assenza del valore gerarchico e dei relativi ruoli: più elementi non giovanissimi, sono in grado di prendere direttive di gruppo, formando all'interno del Clan dei sotto gruppi. Le direttive non necessariamente devono essere date dallo stesso elemento e anche i sotto gruppi sono intercambiabili nella loro formazione. Ciò non di meno, si è annotata anche la presenza di varie cucciolate.
Già solamente questi due particolari comportamenti inseriscono una linea divisoria che differenza i Cani dai Lupi. Mi permetto allora di annotare che, anche se le esperienze di vita possono cambiare il comportamento di un individuo, non necessariamente questo non deve escludere la discendenza da un Padre o la presenza del suo tramandato nel Figlio del Figlio; in aggiunta vorrei far nota sul fatto che il Cane, sviluppatosi a ritroso rispetto alle Specie naturali, e' paragonabile a seconda del gradino neotenico a cui appartiene, ad un infante, ad un ragazzetto, ad un giovanotto. E anche nelle razze più evolute, non arriva mai allo stadio di "adulto responsabile".

Tratto dall'articolo ''Lupi e Pastori a confronto''

E a tal proposito ricordiamo anche che il Cane (di ogni razza) non raggiunge lo stadio di crescita neotenica finale, e per questo motivo, nel ruolo di leader non ci si trova... E' per lui uno squilibrio...lui non è mai nella realtà "leader", semmai, può possedere un carattere che, se fosse stato Lupo, chissà, e' probabile che completandosi lo sarebbe diventato.

Uscendo un attimo dal discorso delle tre razze dello scritto, vorrei riportare l'attenzione al Branco di Cani ferali: Un nucleo di familiari e non, che vive alla periferia del sociale umano. Gli elementi che sono racchiusi nel concetto di ferale vivono di ruberie (solitamente dai cassonetti) ed elemosine; fra loro, sono piú di due gli elementi che si accoppiano e generano figliolanza, pertanto il nm degli elementi del Branco può essere composto da cifre molte alte, a volte maggiori di quelle che il territorio e l'elemosina può soddisfare a livello di assistenza. Questo lato del loro comportamento ci illustra la poca saggezza che invece esiste nella specie primaria, il Lupo, che dal canto suo, procrea e mette radici solo se l'assistenza di Madre Natura lo permette.
E mette in luce, sotto un riflettore gigantesco come il Cane non possiede il concetto saggio dell'Alfa, poiché come un fanciullo, al primo stimolo sessuale lui agisce senza pensare alle conseguenze.

Le teorie che vogliono la molteplice figliolanza nel Selvatico, il concetto di Alfa nel Cane (chiamato in questo modo o altro non fa differenza se non nella identificazione personale di chi elabora il concetto) e la diversità quotidiana dell'agire di un Branchetto di Randagi o di Cani ferali (evoluzione del randagismo), non analizzano con la giusta visione i concetti, vedendoli unicamente con occhi umani!

A garantire la sua infantilità rispetto sempre al Genitore Lupo, lo mette in evidenza anche il fatto che continua a girovagare in contesti umani anche quando l'uomo l'ha deliberatamente scacciato. Ecco allora la nascita di Branchi che vivono nelle periferie urbane.
Ma questa tipologia di aggregazione, e' possibile trovarla ancora nel circondario dei villaggi ove si fecero le prime osservazioni in seguito al pensiero che tutto ciò che era stato osservato in merito al comportamento del Lupo e poi del Cane, era errato poiché osservato con e su elementi che non vivevano in libertà.
Come più volte ho detto, lo sbaglio di valutazione degli individui che devono comporre un Branco assemblato (dall'uomo) e quello naturale, sta nel fatto che l'uomo non e' in grado di riconoscere le sottili differenze che diversificano le "Unità" - Teoria del Branco "Uno di Uno" - e così inseriscono dei doppioni. E' normale che i chiarimenti di ruoli avvengano, ed è normale che siano espressi nella tonalità che si confà agli elementi. In un Branco Famiglia invece, difficilmente si hanno dei doppioni visto che una cucciolata e' formata da tutti individui diversi. Se ciò comunque dovesse accadere, i Piccoli divenuti adulti, cresciuti nel rispetto, non avranno bisogno di manifestare in maniera cruenta, semmai plateale. Ricordo il documentario della seconda generazione dei Druid a Yellowstone, quando la Leader dice alla Sorella di andarsene. A parte una messinscena teatrale, non vi sono state ferite. Solo più in là, al momento della definizione dei ruoli e della conquista del territorio, esse, rincontratesi, hanno avuto dei chiarimenti fisici.
Per cui come sempre l'errore è provocato da noi che se inserissimo individui idonei, i tafferugli non ci sarebbero, o, se mai fosse, sarebbero educativi/sociali.
I nuovi ragionamenti sul comportamento del Cane, in base all'osservazione dei Branchi lupini in libertà e dei Branchi di Cani semiselvatici, la considerazione dell'esperienza diversa che ha formato un cambiamento nella dinamica comportamentale dal Lupo, e molto più simile a quella del Cane vagabondo, portano gli studiosi a credere che tutto ciò che è stato, e' troppo lontano dal mondo del nostro Cane e per questo non è più possibile prendere l'Avo a modello. Il modello sarà il Cane primitivo, il Cane semidomestico, poichè molto più vicino al nostro Randagetto e al Cane con il quale siamo abituati a vivere.

Ma ragionando sulle loro riflessioni mi domando: Allora anche noi dobbiamo rinnegare la nostra discendenza e il nostro istinto, come derivazioni dell'avo che ha preceduto l'uomo delle caverne?...
Cambiare il comportamento perché la vita ci impone di adeguarci allo stato che troviamo, non vuol dire che ciò che era non è più. Ciò che era rimane dentro di noi e farà sempre parte del nostro essere.

A cosa porta l'incomprensione...

È arrivato un ospite da molto lontano. Guardingo si è affacciato al cancello. Spavaldo è entrato.
Si aggira in giardino in maniera disordinata. Sembra confuso.
“Conosco questa casa, ma c’è qualcosa di strano”.
Orina, raspa, marca il terreno in maniera nervosa. È all’erta, attento ad ogni rumore. Annusa.
“Conosco questi odori. Cosa c’è di diverso?”

Si gira di scatto e si accorge di essere spiato. Di volata si dirige verso di me. Sono tranquillo, non credo a tutto quel che di brutto mi hanno raccontato su di lui. Lo conosco da sempre. Per quanto la vita possa averlo cambiato non è un animale squilibrato. I suoi occhi esprimono paura, aggressività, bisogno di aiuto.
Fa per investirmi gridando “all’invasore”, ma un attimo dopo si rende conto di chi sono e si lancia in un abbraccio senza fine.

Nei giorni seguenti il suo umore è una tempesta in continuo mutamento, alterna momenti di estrema fanciullezza a pensieri di crudeltà. Appare disorientato, quasi non sapesse chi sia.
“Qual è la mia identità?… Qual è il mio posto?… Sono certo di essere forte, sono un cane leale ma ho l’animo invaso dal dubbio. Non so cosa devo fare, non ho un ordine, vivo a seconda degli umori del prossimo. Mi sento trascinato da un vortice caotico. Chi sono?”

Le sue azioni sono fortemente contraddittorie. È palesemente disturbato. Lo sguardo è penetrante e implorante. Mostra un forte desiderio di essere toccato e allo stesso tempo diffidenza verso quella mano tanto agognata. Iper-protettivo nei miei confronti, bisognoso di un branco, alla continua ricerca di un consenso e scostante come un lupo solitario.

Quasi ignorandolo, restando in attesa di una sua richiesta di contatto, inizio a rieducarlo.
Lo scopo prefissatomi è quello di rendergli la personalità.
- Dovevo aspettare che da solo si rendesse conto che non gli avrei chiesto il mondo, e non lo avrei relegato in un cantuccio per tirarlo fuori al momento opportuno come una bella fuoriserie.
Non dovevo metterlo in discussione. Prenderlo di petto avrebbe significato aggravare la sua insicurezza, degenerando la forte aggressività che è in lui.
Con poche regole, semplici da capire, piano piano avrebbe recuperato l’equilibrio interiore.

Conquistata un minimo di confidenza iniziamo ad accompagnarci nelle passeggiate mattutine. Senza dire nulla, il respiro e i nostri passi nell’erba hanno dato il via all’intesa.

Mentre il tempo trascorre fra piccoli approcci e intense toccate, sono arrivate notizie sulla sua vita trascorsa lontano da qui.
-Un cucciolo desiderato con amore, per dare amore e avere amore.
Era stato allevato invece, in modo e maniera da divenire un oggetto per uscire dalla realtà. Succube dell’imprevedibile umore del proprietario, se la realtà offriva svaghi più interessanti, il cucciolo finiva dal divano (vita piena di attenzioni) al recinto (vita da ripostiglio). E quando il recinto si fece ormai inadatto, alla catena (vita da dimenticatoio).
Più il cane cresceva più non capiva. Una volta si sentiva il re incontrastato, e subito dopo lo straccio dei pavimenti era sicuramente meno bistrattato di lui.

“BASTA! Non ce la faccio più ad andare avanti così. D’ora in poi decido io dove quando come e perché”

Il resto è storia. Uguale o simile a tutte le storie dei cani forniti da madre natura di un po’ di carattere - se facessimo riferimento ad un uomo diremmo “con un po’ di amor proprio” e non che la sorte dei cani miti e mansueti sia migliore se l’uomo decide di sbarazzarsene - fuggiaschi o finiti nei canili per aver avuto la sfortuna di capitare in mani di persone ipocrite.


Dedicato a tutti i cani finiti nel dimenticatoio per non aver soddisfatto in pieno le aspettative dei loro proprietari.

 

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