Sempre più spesso si affiancano risposte psicologiche
umane a risposte psicologiche canine. Tra uomo e cane
vi sono delle similitudini, sono entrambi animali sociali,
predatori, mammiferi, ma non hanno le stesse capacità
intellettive.
Internet è forse, il veicolo di diffusione più
veloce e più completo che esiste al momento.
Navigando in rete però, si possono trovare delle
frasi, che possono forviare la mente del lettore.
Leggendo qua e là, ha trovato: (PATOLOGIE DELLO
SVILUPPO: ANSIA DA SEPARAZIONE, IPERATTIVITA’-IPERSENSIBILITA’,
IPERATTACCAMENTO SECONDARIO, DEPRESSIONE DEL CUCCIOLO…..).
Un cucciolo essendo tale (un cucciolo) è facilmente
impressionabile (lo sanno tutti), i film e le fantasie
narrate sui cani, ne fanno degli eroi già in tenera
età (ma chi guarda o chi ascolta, dovrebbe capire
la differenza fra realtà e finzione).
Travisare sulle effettive capacità intellettive
ed emotive (del cucciolo oggi e dell’adulto domani)
è facile se il termine di paragone è l’essere
umano evoluto.
Da alcuni anni si sta strumentalizzando l’associazione
cane-uomo per dare risposte a quesiti inesistenti o diversamente
risolvibili.
L’uomo è portato a cercare il superamento
di un ostacolo tramite l’aggiramento dello stesso.
È portato a curare l’effetto di un problema
e a non estirpare la causa. È portato a trovare
risposte che lo scagionino dalle colpe (non sempre volutamente
messe in atto) e ad imparare a memoria rituali di comportamento,
pur di non mettersi in discussione.
Arrivo al punto: ansia da separazione - un cane non è
in grado di vivere uno stato di allarme continuo, che
dà una penosa sensazione di impotenza di fronte
a pericoli più o meno immaginari. Il cane è
incapace di immaginare, l’immaginazione è
un’astrazione di pensiero. Per astrazione s’intende
la capacità di estraniarsi dal presente, andare
al di fuori della realtà con il pensiero. Il cane
è capace di semplici associazioni legate all’azione
presente o ad azioni collegate a situazioni vissute nel
presente. Es.: se faccio questo ottengo questo; se capto
un odore, in base a che odore è, capisco chi ho
di fronte o cosa o a cosa posso arrivare; se vado in quella
direzione (strada o luogo conosciuto) so dove arrivo,
ma no so quanto tempo ci metto. Il cane non conosce il
trascorrere del tempo perché il suo pensiero, non
va al di là del presente. Il ‘torno fra poco’
è sempre troppo tardi se non vuole che vai via.
Il cane soffre la solitudine perché è un
animale sociale, e non sa cos’è l’abbandono
perché naturalmente conosce il ritorno dei familiari
– leggete nella teoria neotenica il rientro del
branco dopo le cacce nelle zone rendez-vous, dove i cuccioli
aspettavano – perché il cane dovrebbe concepire
l’abbandono, quando Nonno Lupo gli ha lasciato nella
genesi un ‘sì fantastico ricordo?...- leggi
articolo http://www.stellagrigia.eu/articoli/neotenia.htm
Cercate di immaginare la scena: nucleo familiare formato
da mamma, papà, fratello, sorella e cane. La mattina
tutti i membri del clan si dividono le mansioni per il
mantenimento di un branco efficiente; solitamente i genitori
si dirigono al posto di lavoro, i figli, a seconda dell’età,
a scuola o a lavorare anche loro. Il cane, non avendo
compiti per la caccia, rimane a casa. Quel rimanere a
casa è perfettamente identico al rimanere nelle
zone rendez-vous dei lupetti in erba.
Mi si spieghi, per favore, come può un cane conoscere
l’abbandono.
Anche quelle povere creature tradite dall’uomo,
passate di famiglia in famiglia, dopo i primi attimi di
ambientamento, riacquistano la tranquillità, tutto
dipende dalle persone che se ne occupano… dovranno
queste, destare in loro sicurezza e fiducia.
Se il cane non vuole rimanere solo a casa è perché
non è abituato, lo si abitui giornalmente come
si fa con i bambini (visto che le similitudini piacciono,
usiamole), comportandoci di conseguenza: ‘vado dalla
signora accanto due minuti, torno fra poco, stai tranquillo’.
Il cane non ha capito un h del nostro discorso, ma il
tono della nostra voce è talmente tranquillo e
rassicurante che il cane non ha motivo di mettersi in
allarme.
Iper-attività: solo perché un cane ha un
temperamento alto (capacità di creare uno stimolo
esterno), dobbiamo additarlo come patologicamente disturbato?
Se un cane si annoia, si organizza per occupare il suo
tempo; se un cane ha un problema, cerca di uscirne facendo
un’altra cosa.
Iper-sensibilità: solo perché un cane è
più sensibile di un altro (o di un uomo), dobbiamo
dire che è iper? La sensibilità è
la capacità ad essere impressionato. Una pellicola
fotografica è facilmente impressionabile se esposta
ad una luce particolare. Se un cane sensibile ha vissuto
un’esperienza particolare, ne è rimasto impressionato.
Questo non vuol dire che ha avuto una spiacevole avventura,
la foto bella è stata ben impressionata, il cane
educato è stato ben impressionato.
Più un cane è sensibile, più è
facilmente impressionabile; più un uomo sbaglia
ad interpretare il comportamento di un cane, più
il cane rimane male impressionato.
Iper-attaccamento secondario: riporto alcune righe di
un libro scritto da una specialista in tema di bambini,
la dottoressa Anna Oliverio Ferraris ‘Per sopravvivere
un neonato ha bisogno di qualcuno che si occupi di lui
a tempo pieno, non soltanto per alimentarlo e coprirlo,
ma anche per trasmettergli quella sicurezza che deriva
dalla presenza e dal contatto fisico. Un neonato, da solo,
è esposto ad ogni tipo di rischio, ha perciò
bisogno di qualcuno che si interponga fra lui e il mondo…
È attraverso la vicinanza e il contatto fisico
che un neonato si sente protetto. Quando lo si tiene rannicchiato,
lo si culla, gli si parla o gli si canta una canzoncina,
sa che qualcuno si sta occupando di lui e a sua volta
si ‘attacca’ a chi lo cura… La sicurezza
interiore è, inizialmente, un amalgama di temperamento,
buona salute, carezze, odori, volti familiari, azioni
che si ripetono, movimenti, scoperte gradevoli, sensazioni
piacevoli… Qualcuno ha definito l’attaccamento
la relazione fra le persone che consente di sentirsi significativi
agli occhi dell’altro.’
Questo accade anche in un cucciolo, la similitudine fra
un neonato e un cucciolo è qui giusta, ma non è
giusto pensare che un cucciolo poi si evolva al passo
del bambino. Il bambino crescendo imparerà l’evoluzione
dei sentimenti, conoscerà quindi l’amore,
il cucciolo no, si fermerà all’attaccamento.
Ora un cagnolino, preso alla sua mamma, separato dalla
sua famiglia, è normale che si ‘attacchi’
a chi gli dedica attenzioni. Il cagnolino, fermerà
la sua crescita evolutiva all’età di un anno
o al massimo due di un fanciullo. Come può concepire
un allentamento dalla sua fonte primaria? È pur
vero che la sua sfera istintiva lo porta a saper affrontare
la sopravvivenza, come o meglio di un uomo, mai qui non
stiamo parlando di come cacciare un topino o di come difendersi
da un avversario, no, stiamo parlando di una creatura
a cui si vogliono addossare impegni più grandi
lui. E poi non tralasciamo la razza di appartenenza del
cane di cui stiamo parlando. Per chi non si fosse mai
fermato a pensarci, anche se l’ho detto già
mille volte in altri miei scritti, il cane non è
una specie animale spontaneamente nata, ma il frutto della
selezione genetica dell’uomo. Un pechinese non saprà
mai affrontare la vita come un malamute. Sono diversi
non solo nelle fattezze ma anche nel pensiero.
Per non perdere di vista l’attaccamento, riprendo
il discorso. Dicesi attaccamento primario quello di un
cucciolo, secondario quello di un adulto. Se la persona
che ha allevato il cucciolo non l’ha abituato a
restare qualche minuto, prima, qualche ora, poi, da solo,
è normale che, quando ciò avviene, la bestiola
si senta a disagio. Con l’abitudine si risolvono
i problemini delle creaturine.
I comportamentalisti di oggi, parlano di patologie quando,
invece, il problema è solo educativo, parlano di
terapie quando, invece, il problema è solo educativo.
Riempie la bocca e le tasche dire: il soggetto è
affetto da iper-attaccamento primario e la terapia del
distacco è la soluzione(terapia del distacco, ora
si chiama così, ma non è altro che l’abituare
il cucciolo a restare solo); il soggetto è affetto
da iper-attaccamento secondario e se la terapia del distacco
non potesse funzionare, l’unica soluzione è
la farmacologia. BASTA!
Depressione del cucciolo: un cucciolo tolto alla famiglia
naturale, un cucciolo privato del suo ambiente naturale,
un cucciolo che improvvisamente si ritrova in un mondo
che non è il suo, subisce sicuramente un trauma,
ma la depressione è uno stato di angoscia, uno
stato d’ansia causato da un’oppressione, è
una svalorizzazione di sé, una consapevolezza di
impotenza, di colpa e di vergongna. Uno spiacevole senso
di disagio è normale per un esserino che non conosce
il suo posto, che non conosce altro che il suo mondo perduto.
Come può capire, povero animale incapace di astrarre,
il perché di punto in bianco, davanti ai suoi occhi
e intorno a lui, non c’è più la sua
famiglia?
Non è la depressione a causare una sensazione di
confusione e di turbamento. L’unica cosa che crea
confusione e turbamento in un cane, è l’insicurezza
asservitagli da un precettore incapace, non chiare patologie
ansiogene dell’essere umano inetto, incastrato e
beffato da cultori dell’ignoranza nei riguardi della
Natura.
Vado avanti nella lettura: Non si accetta volentieri
che un cucciolo mangi ogni cosa ha sotto il muso ( è
una fase normale di esplorazione orale)
Sempre per merito degli insegnamenti di Nonno Lupo, un
cucciolo sa che tutto ciò che si trova in casa
per terra, è lasciato lì appositamente per
lui dai superiori del branco. Quando, in natura i cuccioli
escono dalla tana e si riversano nella zona rendez-vous,
gli adulti tornando dalle cacce rigurgitano per loro il
cibo a terra; man mano che crescono, verranno portate
per loro parti di preda, ossa, sempre deposite a terra.
Tutto quel che si trova nelle zone rendez-vous è
accessibile ai cuccioli. Perché in casa (zona rendez-vous
del cane) dovrebbe essere diverso?... e perché
poi chiamare un’azione naturale, quale quella di
mangiare, sgranocchiare, giocare… esplorazione orale?...
forse fa fico e fa fare soldi!
Arriviamo poi agli errori di comunicazione: ERRORI
DI COMUNICAZIONE ( per esempio capiremo che abbracciare
un cane è per noi segno di affetto, per il suo
modo di pensare una prova di forza e superiorità…).
Ma chi lo dice?... mi sorge il dubbio che stiamo parlando
di animali diversi.
Un cane non ama essere afferrato perché non potendo
astrarre con il pensiero non è capace di interpretare
un agguato a fin di bene. Ma ama essere abbracciato da
colui che riconosce come leader. Quale miglior espressione
di considerazione può avere?
Un cane cerca riparo fra le braccia del suo leader, un
cane cerca intimità fra le braccia del suo leader,
un cane cerca interazione fra le braccia del suo leader.
Forse il cane di cui si parla nell’articolo non
ha un leader, non ha un branco, ha accanto solo persone
che ignorano.
Poi si parla di vere e proprie patologie: può
anche capitare in alcune particolari situazioni di non
riuscire: si sfocia così negli STATI PATOLOGICI
VERI E PROPRI ( ANSIA, DEPRESSIONE, FOBIA, IRRITAZIONE…)
che non devono essere sottovalutati ma al contrario attentamente
esaminati ai primi segnali da specialisti (medici veterinari
esperti di comportamento) che potranno fare diagnosi e
consigliare terapie comportamentali più adatte
da attuare con l’aiuto di educatori cinofili, associate
o no all’assunzione di sostanze naturali, complementi
nutrizionali, farmaci veri e propri.
Ed ecco in fine l’uso del farmaco dove la bacchetta
magica del guaritore comportamentalista (parola che anche
il dizionario della lingua italiana disconosce) non arriva.
Prossimamente vi prometto un articolo sull’uso
dei farmaci, non scritto da me, che sono una canara, ma
da un medico.