Addestramento di un Gatto! - pensieri nati da un video...

 

Le prime tracce del Gatto Selvatico risalgono a circa 10..000 anni fa.
Ancora non sono ben chiare le indagini su quale sia stata la specie che può essere messa in cima alla piramide della conversione del Gatto, da Selvatico in Domestico. Per il momento non è questione che ci interessa particolarmente, perché non è fondamentale sapere quale fra: Gatto Selvatico Europeo o Felis sylvestris e Gatto Selvatico Africano o Felis libyca, sia il Padre nei nostri Mici di casa o di rione.
Curioso è sapere che le loro fattezze fisiche però sono mutate nel corso degli anni, così come è accaduto per noi e per i Canis Lupus Familiaris (interventi umani a parte); e insieme ad esse, logicamente quelle psicologiche.
A differenza del Cane, per fortuna l’uomo non ha più di tanto scorporato dal Gatto la Natura, permettendo ad esso (il Gatto) di rimanere parzialmente autonomo (non considerando nel discorso la selezione delle razze che comunque mantengono delle fattezze psicologiche abbastanza legate al Selvatico).
Questo comportamento porta il rapporto fra Gatti e persone ad essere confidenziale in maniera distaccata, ossia, conquistare un Gatto è davvero ‘’una conquista!’’
Mi ritrovai a scrivere la stessa frase quando entrarono nel nostro Branco/Famiglia, due femmine di Cane Lupo di Saarloos, due Creature meravigliosamente particolari che mi hanno aperto la porta di collegamento fra Domestico e Selvatico.

Il preambolo riportato è dovuto in seguito a ragionamenti vari fatti qualche giorno fa guardando un video su youtube di una ragazza e il suo Gatto mentre si esibivano in giochi, esercizi, manifestazioni collaborative, mostrando una sintonia molto particolare.
A titolo del video qualcuno ha messo ‘’datele un Cane’’, a chiudere il video era riportato ‘’solo rinforzo positivo’’ .. beh, quel video mi ha talmente presa in maniera positiva e quelle frasi in maniera totalmente opposta che, eccomi qui ad esporre dei semplici pensieri di contrarietà nei riguardi delle assurde certezze umane, e di ammirazione verso gli Animali di specie diversa dalla nostra.

Torniamo indietro nel tempo per capire meglio:

Tanti anni fa, noi uomini delle caverne, ci vestivamo di pelli, eravamo carnivori, vivevamo di caccia e di espedienti.
Accanto a noi vivevano altri Animali che come noi si arrabattavano per sopravvivere.
Osservando il comportamento di questi Animali, abbiamo appreso da loro molte tecniche per riuscire ad avere la meglio su alcune situazioni (di caccia per esempio), e abbiamo scoperto quanto la loro socialità potesse essere sfruttata a nostro vantaggio.
Abbiamo stretto un patto di compromesso con il Gatto, un pochino più intimo con il Lupo (la diversità sociale fra le due specie è spiccata e dètta l’adattabilità o meno alla comunità umana), e abbiamo dato vita ad una collaborazione lavorativa e di sostentamento.
Avendo noi le armi, anche se solo degli archi o delle lance, eravamo in grado di arrivare prima dei cacciatori naturali alla preda; senza star lì neanche tanto a cercare quella malaticcia, perché, soprattutto se riuscivamo a metterci sotto vento e ad avere un passo felpato e lento, lei o il Branco se erano insieme, non si sarebbe accorta di noi, per cui, con mira precisa se era sola e alla probabile insegna del ‘’do coio coio’’se era presente ‘’il Mucchio’’, ecco che facevamo la nostra apparizione nella macelleria naturale. I Lupi ci servivano per trovare le prede; con il loro fiuto e il loro senso dell’orientamento, nonché di individuazione e accerchiamento della preda ferita, erano i nostri Segugi dell’epoca.
Catturata la preda, c’era la spartizione e, come accadeva nel Branco naturale del Lupo, il capo si serve per primo e via via tutti gli altri… il Lupo era al di sotto della sfera del trono, per cui mangiava i resti o i pezzi che gli venivano lanciati.
Piano piano, il Lupo solitario che trovava cibo dagli umani in cambio della collaborazione in un’attività che conosceva da sempre, non si staccò più da lui e lui non volle più separarsene, anche perché, nei momenti di relax l’uomo si rilassava, mentre il Lupo rimaneva sempre sul chi va là dando l’allarme intruso se qualcosa di strano accadeva nelle vicinanze.
La vita dell’uomo ad un certo punto dell’evoluzione cambia e cambia il suo rapporto con il Lupo: alcuni esemplari li tiene sempre di più vicini, altri li allontana; nel corso del tempo seleziona le razze specifiche per il lavoro che dovranno fare per aiutarlo, e il Lupo, progenitore del suo più fedele aiutante, passa da amico e collega, a spirito maligno – e poi siamo noi che parliamo di irriconoscenza!!!
Abbiamo così dato vita al Cane; del Lupo ancora si porta molto dentro, e la scala neotenica può aiutarci a riconoscere le impronte paterne di crescita, anche se la vicinanza con l’uomo e la conseguente lontananza dal mondo del naturale, ha portato il Cane a dire e non dire di se stesso, confondendo il più delle volte tutti gli uomini, poiché ancora non si adattano all’idea che il Cane sia diverso da loro (dai sapiens) e come il Cane è diverso, lo sono anche tutti gli altri Animali. Deduzione facile a cui arrivare se ci basiamo sull’aspetto fisico, e come il lumino dell’intelletto si accende per guardare l’esterno di un corpo che vive, così dovrebbe accendersi pensando che se sono tanti diversi da noi nel fisico, lo devono essere per forza anche nella mente! … la vita in comune può portare a conoscenze e compromessi, ma non può sconvolgere l’attitudine psichica.


Del Gatto cosa sappiamo?
Il Gatto arrivò accanto all’uomo quando quest’ultimo divenne un agricoltore.
I piccoli roditori, facevano festa fra le messi e nei fienili, erano dei divoratori granivori e al contrario dell’uomo, essi se avvertivano un percolo, se la davano a gambe levate, pur ritornando alla fine del pericolo manifesto.
Prendere un Topino non è facile e, a volte, anche il meno furbo, per non dire quello con più esperienza alle spalle, ce la fa a fronteggiare la cattura in agguato, per cui già al tempo, erano di validissimo aiuto questi custodi che non costavano niente visto che i Topini catturati venivano mangiati dai loro cacciatori; praticamente i campi degli agricoltori erano una manna dal cielo per i Gatti, e siccome da cosa nasce cosa, anche il Gatto decise di restare nei paraggi per rimediare cibo sicuro. Poco a poco, forse perché un Topino entro in casa, anche il Gatto fece la sua apparizione all’interno delle dimore seppur rimase guardingo e parzialmente distaccato rispetto all’uomo.

Potremmo dire che il processo di addomesticamento del Gatto da parte nostra, è fermo a qualche millennio fa. (Tenendo sempre in disparte la selezione umana delle razze che sicuramente mette in evidenza la diversità fisica e caratteriale dal Gatto selvatico che ha deciso di diventare domestico – termine errato visto che l’addomesticamento completo non c’è).


Parlando ora del video che ha dato il ‘’la’’ a queste riflessioni, vorrei soffermarmi sull’addestramento e sull’educazione del Cane e del Gatto che con noi condividono l’esistenza.
Tanti anni fa, anche io era vittima della scarsa conoscenza che è padrona della mente umana, in merito a chi sono gli Animali con cui siamo cresciuti; personalmente: Cani e Gatti.
Per fortuna un giorno incontrai chi mi mise davanti a qualche perché e da lì in poi è un continuo farmi domande.
Fra i tanti perché, quello che ci interessa oggi è: perché i Cani li hanno sempre addestrati e i Gatti no?
Perché il Cane è un Lupo addomesticato che ha subito una serie di interventi di crescita (da parte dell’uomo) che lo hanno reso infantile e duttile. Il Gatto, al contrario, avendo da subito mantenuto le distanze da noi, portandoci ad accettare dei compromessi di convivenza, non ha subito lo stesso trattamento; anche nelle razze (argomento che tocco in maniera superficialissima), troviamo una qualcerta maggior disponibilità a seconda della scala neotenica che appartiene alla specie, ma non tanta quanto nel Cane. Probabilmente, avendo il Gatto mantenuto la sua parte selvatica, maggiormente evidenziata nella diffidenza e non confidenza, nel sapersi procacciare da solo il cibo senza necessariamente elemosinarlo nei secchioni dell’immondizia (a meno che non siano lì i Topini), nell’espressione particolarissima dell’accoppiamento, ecc., non è facile per l’uomo insegnar lui esercizi che facilmente può insegnare ad un Cane.

Ricordo sempre, riportandolo sempre ad esempio, quando Alex Windl mi disse che per interessare un Saarloos, lui doveva ritenermi importante e doveva riconoscere in me un punto fermo della sua vita (parola più, parola meno), feci non poca fatica a cercare sempre di più di assomigliare ‘’io’’ ad uno di loro e non a cercare in ‘’loro’’ similitudini con me, tranne l’importanza della Famiglia/Branco .
Ristudiando, rivoltando e rianalizzando tutti i comportamenti del Lupo e, facendo tesoro di tutto quello che i Cani mi avevano insegnato fino ad allora, sono riuscita ad entrare in quel bellissimo sentiero sterrato che conduce nel Bosco.

La grande differenza che c’è fra il parlare con gli Animali in maniera naturale e il lavorare con loro con il metodo gentile o qualsiasi altro metodo, è tanto grande come la capienza d’acqua che ha una vasca da bagno e l’Oceano. Puoi chiedere ad un Cane non particolarmente evoluto, di farti degli esercizietti a suon di condizionamento, ma questo vuol dire che lui non sta facendo qualcosa con te, bensì con il tuo sonaglino, e il fine non è altro che ingollare quel bocconcino (zuccherino se fosse un Cavallo, Pesciolino se fosse una Foca, nocciolina se fosse un Elefante) e niente di più (sterilissimo!!!).
Ma lui è un ‘’bimbetto’’ che facilmente compri con il gelato, non è un adulto che ti chiede ‘’perché?’’ … e infatti, con i Cani appartenenti a razze o mix di razze ‘’duttili’’ – meglio se anche leggermente infantili, ma non troppo perché sennò si può incappare nella ancora scarsa crescita psichica – i giochini dei giocolieri funzionano (almeno fino a che lo stimolo esterno non diventa motivazione e allora il Canetto ti fa ‘’ciao, ciao’’ per andare da qualcosa o qualcuno più interessante di te o di quello che gli stai proponendo).
Se invece vuoi relazionarti e addestrare o educare o imbastire un dialogo con un Cane che ha sangue più evoluto, beh, ecco che i problemini arrivano, tam quam con un Gatto!
Perché?
Perché l’evoluzione mentale ha le sue esigenze, che non si comprano, si motivano!
Un Lupo è scientificamente provato che sia più intelligente di un Cane, però non è più addestrabile, il che non vuole dire che non sia sufficientemente duttile, ma solo che se non è sufficientemente motivato e non si fida di chi chiede e non riconosce ‘’l’intelligenza della cosa proposta’’, lui non la fa! … ed è per questo motivo che con certi Cani e con certe razze ‘’il tecnico più quotato e più preparato a livello di conoscenze metodologiche’’ non riesce a lavorarci, e ottiene esclusivamente delle fatiscenti operette da quattro soldi; e se non riesce neanche a far quello, accusa il Cane o la razza o chi si accompagna al Cane o chi l’ha seguito fino ad allora definendolo ‘’un incapace’’ ; questo lo fa il tecnico del metodo e colui che si professa ‘’persona che segue solo l’educazione naturale o linguaggio naturale del Cane’’ non sapendo nulla di quello che realmente significa parlare la naturalità degli Animali, poiché degli Animali conosce a mala pena le figurine dietro le quali ci sono scritte indicazioni ‘’scritte da altri’’ e di cui chi legge e riporta non ha potuto vivere!

Polemica a parte, concludo il pensiero con la consapevolezza che più il soggetto è vicino a Madre Natura, meno sarà facile riuscire ad interagire in maniera profonda con lui.
Perciò, far lavorare un Gatto, o meglio chiedere collaborazione ad un Gatto, si può fare solo se fra noi e il Gatto esiste una forma di rapporto che va oltre il ‘’Circo’’.

La Ragazza del video, è vero che ci mostra una serie di esercizi che siamo usi vedere fatti da altri personaggi, tanti altri personaggi con i loro Cani o Cani di altri, ma lei lo sta facendo con un Gatto… un Gatto!... capite l’importanza della cosa?... riuscite a vedere che legame c’è, che fiducia?! … può anche essere l’esecuzione di esercizi, ma l’intensità del legame non è quella di un condizionamento!

Guarda il video "datele un Cane" https://www.youtube.com/watch?v=8pkZi8fL0X4

Gli esercizi si insegnano, è vero, ma bisogna anche farli accettare, renderli utili … avevo due Cani della Prateria, me li portavo sempre dietro; quando ero al campo li facevo uscire assicurandoli con un guinzaglino di stoffa, e con loro facevo un po’ di queste cose sciocche per chi non sa vedere oltre il circo… certo che mi aiutavo con il cibo all’inizio, ma poi le carezze sono state più che sufficienti… ‘’niente di che’’ potete dire, e invece c’era qualcosa di particolare in quello che facevano: lo facevano solo con me e nessun altro. A differenza dei Topini di laboratorio che chiunque li mette nel labirinto, eseguono il tragitto, Pumba e Zazu, se non ero io a condurli, si rifiutavano.

I Cani della Prateria, hanno una memoria naturale ben diversa dal Topino domestico che vediamo nei video di youtube e sono diversi dai Topini di laboratorio. Non sono una biologa e quindi non mi permetto di parlare nello specifico, parlo per esperienza personale e per le cose semplici a cui tutti possono arrivare sapendo guardare bene cosa hanno davanti!

I miei complimenti ancora a questa Ragazza e un ‘’mi dispiace’’ a coloro che hanno saputo vedere quello che c’è fra lei il Micino.

Questo articolo non vuole spingere le persone a prendere un Cane Lupo di Saarloos o un esemplare delle razze Ibride di Lupo, perché la naturalità di un comportamento si può osservare anche nei Cani, con le dovute proporzioni e diversità per crescita neotenica e selezione voluta dall’uomo.
Probabilmente io sono tarda, ma solo dopo aver vissuto 16 anni con e per i Cani e aver lavorato veramente con loro, mi sono permessa di azzardare l’ipotesi di accoglierne degli esemplari in casa, per cui chiedo gentilmenti a tutti coloro a cui verrà in mente di dividere la propria vita con anche solo uno di questi esemplari, che ci rifletta bene e di più, perché se un Cane normale è un impegno per la vita, un Cane Lupo lo è almeno cinque volte di più.

L’articolo quindi vuole solo indicare che: senza rapporto in primis e una adeguata conoscenza in seconda battuta, i giochetti e i metodi rimangono sterilimente meccanici.

 

 

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