Venditori di fumo addio

 

Un decreto ministeriale per fare giustizia.

Finalmente è stato riconosciuto il merito di chi lavora da anni con i cani.
Finalmente l’era dei giocolieri dalle belle frasi zuccherine, degli infiocchettatori di sproloqui, al dannoso servizio della povera gente, è stata messa al bando.

Non più educatori e comportamentisti dal cappello a cilindro, ma personale qualificato e con qualifica certificata dai brevetti eseguiti e superati nei ring ufficiali.
Non più dottorini addottrinati nelle università fantasma, ma persone formate sui campi di lavori, a strettissimo contatto dei cani.
Non più azzeccagarbugli provvisti di diplomi e tesserini vidimati da associazioni finte; finte come i loro docenti.
Ma addestratori cinofili riconosciuti e abilitati dall’E.N.C.I.

Che sia giunta la fine di uno scempio di menti semplici e naturali, quali quelle dei cani?

Quello che l’informazione – riviste e telegiornali – riporta, non è altro che il frutto dell’ignoranza, della grettezza, dell’egoismo e del menefreghismo di molte persone. Ma è anche il risultato di una cattiva educazione data ai “beniamini” a quattrozampe.

- Ma che colpa ha la gente?… c’è chi si affida ai praticoni pensando di aver davanti un genio della lampada e di agire quindi per il bene.

È vero. Molte persone non credono di essersi affidate ad un incompetente. Ma di contro tante altre gli si attaccano come la colla perché sono le uniche che hanno detto loro quello che volevano sentirsi dire.
È gratificante sentirsi dire: il suo cane le monta la gamba in segno di amore oppure perché ha bisogno di procreare.
Ma non è gratificante sentirsi dire: il suo cane le monta la gamba in segno di dominanza.
È deresponsabilizzante sentirsi dire: il suo cane le fa pipì addosso perché in quel momento gli scappava.
È deprimente sentirsi dire: il suo cane le fa pipì addosso perché (nella migliore della ipotesi) la considera quanto un cespuglio.
Una persona che non ha carattere sufficiente da poterla sostenere nella vita di tutti i giorni, sentendosi dare la seconda soluzione cade in depressione profonda – neanche il mio cane mi rispetta – così sceglie l’alternativa meno colpevolizzante o meno squalificante, e i danni hanno inizio.
Inizieranno le confusioni fra sentimenti e istinti, fra emozioni e azioni naturali. La gelosia prenderà il posto del possesso, l’istinto sessuale prenderà il posto della dominanza, l’essere permaloso prenderà il posto dell’insicurezza, la follia prenderà il posto della paura. E così via…
La gravità del reato sta nel fatto che le povere menti oppresse dei cani, rispondendo in modo errato, secondo i canoni di quei professori mascalzoni, vengono maggiormente confuse rasentando lo squilibrio, squilibrio che poi di fatto non è, perché quando si dà la possibilità a questi cani di agire in forma corretta, sono più che mai saldi di mente.
Purtroppo però a volte i danni sono tali da non permettere più via di scampo alle azioni dei fedeli amici di pelo e la sentenza è definitiva: carcerazione o morte.
Avanti un altro il giro continua.
Ma ora è finita. Cari venditori di fumo, spero siate ripagati dal vostro operato e dalla vostra falsità nello stesso modo. La vostra pena deve essere uguale a quella delle anime candide che avete seviziato. Un pena lunga e dolorosa. E voi, cari signori che non avete il coraggio di affrontare il prossimo della vostra specie, almeno abbiate la compiacenza di non prendere più cani con voi.

http://www.enci.it/istituzionale/documenti.php

Febbraio 2016 - Questo è quello che pensavo quando arrivò la comunicazione che l'ente cinofilo si faceva carico di riconoscere l'idoneità, idoneità che si raggiungeva solo attraverso risultati ottenuti nell'ambito di manifestazioni ufficiali di utilità e difesa; poi riconobbero anche altre discipline sportive minori e di gran lunga meno complete. Ora le cose sono cambiate. Chiedo scusa ma non riesco a capire: se a quel tempo il titolo arrivava dal lavoro in campo (anni di lavoro), come può adesso avere lo stesso riconoscimento (anzi maggiore) dopo la frequentazione di un corso con l'ente, della durata di due o tre mesi (non ricordo)? Tale corso abilita addirittura in maniera più qualificativa rispetto ai precedenti riconoscimenti.

La mia domanda è: come può un corso di poche ore, dare l'esperienza, di almeno 4 anni di lavoro in campo? (4 anni per poter arrivare al grado ultimo senza aver dovuto precorrere i tempi di crescita del cane) - il titolo di addestratore inizialmente veniva conferito alla persona, solo dopo aver partecipato (e superato) con il proprio cane, il terzo brevetto di utilità e difesa. ...non parlo di quello che è stato concesso poi... ma addirittura credere che l'esperienza di un tempo decisamente più lungo, possa equipararsi a 200 ore ... mi sembra strano ... sicuramente sono io che non capisco e non conosco la validità del corso, però adesso, per ciò che mi consente la logica numerica, non mi sento più di credere ... chiedo scusa ma rimango con qualche punto interrogativo. '' ?, ?, ? ''

 

 

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