L’attenzione
‘’Stare attenti, essere interessati,
considerare qualcosa a un punto tale da impegnarsi mantenendo
una concentrazione attiva per il tempo necessario per
capire o per il tempo richiesto dalla personale forma
di appagamento’’.
Per far sì che ciò accada, quel che scatena
l’attrazione, deve essere davvero stimolante, altrimenti
basterà un nonnulla per distrarre l’attenzione
data, verso altro.
Attenzione e tempi di attenzione.
La prima è data dall’interesse
scaturito da un istinto o da una qualità naturale,
ossia da una priorità espressamente soggettiva
e innata (propria dell’individuo). La seconda
è data dalla motivazione per cui si ‘’attua’’
lo stato attentivo.
Quando si vuole carpire l’attenzione di qualcuno,
ci si propone di usare degli stimoli molto influenti sull’individuo
in esame.
Le forme di appetibilità, intese come desiderio
verso qualsiasi cosa atta a suscitare una qualunque forma
di ‘’appetito’’, vanno dal cibo
alla condiscendenza (disponibilità, duttilità,
docilità – apertura sociale / collaborativa)
passando per il gioco. Ciò vuol dire che il
gioco è parte del lavoro e non un semplice diversivo.
Ricordiamo - Apprendimento scolastico o esperienziale
– insegnamenti impostati attraverso attività
ludiche, per l’esternazione delle particolarità
caratteriali che fanno la singolarità dell’individuo.
Il gioco permette l’espressione spontanea e immediata
(istintiva) del se; con il passar del tempo, i giochi
diverranno più impegnativi, volti alla stimolazione
delle capacità di elaborazione nel susseguirsi
di facili concetti. Questa fase mira alla rivelazione
della personalità. È un passaggio obbligatorio
per favorire l’entrata nel mondo al di fuori del
familiare (per i Bambini è identificato nei primi
giochi con la Mamma e poi con l’insegnante e i compagni
di classe all’asilo; per i cuccioli di Lupo prima
con la Mamma e con i fratellini, e poi con la Mamma, i
fratellini e la Balia nelle zone rendez-vous; per i cuccioli
di Cane ugualmente ai Lupetti e poi con le famiglie adottive
e, se serve, con un professionista di elevata e provata
esperienza teorica e pratica, che conosca bene tutti i
rituali del linguaggio naturale). Dal libro: ‘’Similitudini
fra Cani e Lupi – Illuminanti Riflessioni’’
di Barbara Tullio – Paolo Caldora
Se l’individuo da stimolare è provvisto
di un buon livello di temperamento e, nell’ambito
del temperamento, di curiosità, non sarà
difficile stimolare la sua attenzione anche se, fra chiedente
e rispondente, non esiste una motivazione intimamente
trainante.
Ciò può avvenire anche con chi è
‘’una buona forchetta’’ –
per usare una simpatica espressione tutta umana. Non sarà
difficile, infatti, interessare costui e mantenere il
suo ‘’appetitoso interessamento’’.
Ma … se così non fosse … bisogna giocare
di saggezza e astuzia.
Lo studio delle espressioni è senza dubbio di
grande aiuto.
Le espressioni del personaggio che si desidera coinvolgere,
sono importantissime per capire quale sia ‘’la
chiave’’ per accendere il suo interesse; così
come (le espressioni) sono importantissime per capire
come tenere attivo questo interesse senza farlo mai retrocedere
e, addirittura aumentarlo.
Se il lavoro di canalizzazione dell’attenzione
è di buon livello, non ci saranno mai momenti di
distacco da parte dell’individuo stimolato; ma,
se si oltrepassa la linea che permette di mantenere l’interesse
sempre accesso, quest’ultima cosa (il distacco)
può accadere.
Oltrepassare la linea di attenzione, ahimè, non
è difficile, e spesso viene varcata dall’uomo
perché, per sua insicurezza o ingordigia, nel ripetere
troppe volte ‘’le stesse domande’’
oppure ‘’caricando la sacca di più
domande’’, pensando al proprio appagamento,
stanca chi deve rispondere. … In seguito ad una
esagerata stimolazione, chi risponde, potrebbe tranquillamente
dire ‘’che palle, ti ho appena risposto
sulla stessa domanda che mi fai da dieci minuti!’’
…e: ‘’mi stai chiedendo una marea di
cose, una dietro l’altra, senza darmi la possibilità
di apprendere chiaramente e senza considerare che la brocca
ha un limite di contenimento … basta, non ce la
faccio più’’
Capisco che le conferme servono per valutare il lavoro,
ma è vero anche che chiedendo sempre le stesse
cose si arriva alla noia; e, ‘’se i tempi
di attenzione’’ non sono alti come ‘’sperato’’,
ci vuole un attimo per far crollare tutto.
Da tenere in considerazione ancora, la differenza fra
‘’tempi di attenzione’’ e ‘’origine
dell’attenzione’’.
Quando si parla di ‘’tempi’ si fa riferimento
alla capacità di interessamento, mentre con ‘’origine’’
si vuole indicare il ceppo di nascita motivante.
Conoscere l’individuo, con cui si interagisce,
nell’ambito della sua complessità e singolarità
individuale e specifica di Specie, è fondamentale
sia per un ‘’colloquio’’ espressamente
spontaneo/naturale, che scolastico, che condizionante.
Il che sottintende il possedimento di un’istruzione
e una sensibilità molto elevata.
Attivare una risposta istintiva usufruendone per insegnare
una sequenza di atti, nell’educazione dell’espressione
stessa (che in molti preferiscono condizionare), presuppone
la capacità di osservare ogni dettaglio, e la sicurezza
dovuta per non doversi porre dubbi che chiederebbero conferme
esecutive.
Come imparare a dosare gli stimoli?
Razza, specie, individuo, esperienza
facile come bere un bicchier d’acqua!
In aiuto per risolvere l’enigma accorre un vecchio
detto: Il troppo storpia
Eccedenza di stimoli, come pure, stimoli sbagliati portano
a non avere più capacità ‘’gustativa’’
o a ‘’schifare il piatto appena servito’’!
Togliamo un po’ di condimento dalle ‘’offerte’’
e lasciamo che ‘’il sapore naturale degli
ingredienti’’ spicchi sull’arteficio!
A questo punto non serviranno meccanizzazioni e condizionamenti
per rendere ottimamente gradevole il colloquio e le azioni
ad esso collegate.