La Frustrazione
La frustrazione è uno stato d’animo che
si prova al momento di una presa di coscienza del fallimento
di un’opera, dell’insuccesso di un’idea,
del mancato sviluppo di un’intenzione, della mancata
realizzazione di un desiderio; può anche essere
classificato più genericamente come l’impossibilità
di dare sfogo alla libera interpretazione dei fatti e
dei pensieri.
L’individuo che vive questo stato d’animo,
prova un senso di impotenza, si sente umiliato e deriso,
prova vergogna e cade in un vortice di insicurezza che
lo rende inerme allo stato di volontà, conducendolo
alla repressione della personalità.
I blocchi che possono causare questo stato di inibizione
possono essere: ambientali, sociali, individuali.
- Ambientale: le avversità climatiche e/o fisiche
del luogo ove il soggetto vive: terreni aridi, temperature
esagerate (troppo calde, troppo fredde), rumori assordanti,
scarsità di agi nell’ambiente dove si lavora
(poca illuminazione, mancanza di igiene).
- Sociali: scarsa considerazione del singolo da parte
della massa o del leader.
- Individuale: incapacità di accettazione dell’essere.
Analizzando i fattori dal punto di vista umano, nulla
ci impedisce la comprensione di un tale stato d’animo.
La veridicità delle situazioni disagevoli, e la
reale difficoltà ad assoggettarsi a ostacoli che
potrebbero essere rimossi se le circostanze volgessero
in direzione opposta, possono facilmente portare un individuo
a soccombere psicologicamente. Ciò vuol dire però,
che l’individuo è a conoscenza del rovescio
della medaglia! … ossia, conosce agi e comodità
di una vita in un clima temperato, di una vita provvista
di confort e agiatezza, di un lavoro che non debba essere
per forza di cose il più illustre o il più
invidiato, ma che comunque dia la possibilità di
essere svolto con serenità, in approvazione con
la classe superiore.
E vuol dire anche avere la capacità mentale di
elaborare un’associazione di idee basate sul metodo
condizionale.
Senza dimenticare logicamente una predisposizione caratteriale
non mirata all’autocommiserazione.
La complessa mente umana, soggiogata da una sopravvivenza
in un ambiente ostile, sia questo naturale/selvatico o
urbanizzato, viene costantemente sottoposta da sensori
esterni, a stimoli che ne condizionano la lucidità
e al contempo ne amplificano la funzionalità elaborativa.
La Natura che ha ripudiato, non gli è più
amica, l’evoluzione che ha progettato, la sta uccidendo.
Pressoché impossibile è sfuggire allo smarrimento
momentaneo, che può progredire fino a fissarsi
in maniera permanente.
L’uomo nasce con una capacità elaborativa
del pensiero, ampia e in continua ricerca di arricchimento,
capace di elaborazione di concetti basati sulla pura astrazione,
condizionati da similitudini figurative e immagini fantastiche
che possono indurre all’esasperazione dell’io,
sia in esaltazione dell’essere che in sconfitta.
Ma…
"Fondamentalmente la vita è semplice, la
complica solo la struttura umana quando è caratterizzata
dalla paura di vivere"- Wilhelm Reich, medico e psichiatra.
Un Fanciullo di due anni, può forse leggere e
capire: ‘’il Cielo è blu’’
… riconoscendo in quei segni sul pezzo di carta,
una sequenza di fumetti che portano a classificare il
colore del Cielo che è sopra la sua testa…
ma non può leggere e tanto meno capire null’altro
che vada anche poco più avanti di questo concetto
… figuriamoci se può farlo un Animale!
E qui sta la grande differenza fra la mente umana e quella
degli altri Animali.
Fra gli Animali, la semplicità della nascita sotto
i caldi Baci di Mamma; l’accoglienza immediata fra
i suoi seni; le cure e le attenzioni, e la comunione con
i Fratelli e le Sorelle, scongiurano ai piccoli, un tracollo
psicologico che porta fin da subito ad una fase di smarrimento
nel cucciolo umano, smarrimento che egli riesce velocemente
a colmare per merito dell’organica diversità
di sviluppo fisico e psichico che esiste fra le varie
specie – tempi di crescita e differenti necessità.
Anche se all’inizio di tutte le vite dei Mammiferi
troviamo analogie comportamentali fra Mamme, Figli e Famiglie,
in quelle umane, già in questo lievissimo paragone
troviamo un distacco propositivo. Il che porta a ragionare
sulla diversità di necessità fra le due
specie.
Oltre a poter parlare della velocità di crescita,
riconosciuta in giorni, mesi, anni, non possiamo non comprendere
la diversità psicologica che non lega uomini e
Cani, se non sezionando la semplice mente di questi ultimi
e trovandovi dentro la sola ed unica legge del Branco.
Il Lupo, nasce in Famiglia e ne rispetta e onora regole
e pensieri. La vita semplice verso cui è indirizzato
il cammino di un Lupo, porta questi Animali a concepire
pensieri e azioni in maniera semplice e funzionale: esiste
un oggi, un adesso, un io e un tu; esiste il pasto e il
nemico; esiste la tana, il gioco, il compagno; la lotta
per sopravvivere contro chi vuole rubare il cibo e non
la corazza lucente; la lotta per l’incolumità
del singolo che porta al benessere comune, che riconduce
alla prima nota, la sopravvivenza!
Di sopravvivenza si parla anche per quel che riguarda
la vita umana, ma la diversità del concetto di
base, ossia non incolumità dell’essere ma
dello stato dell’essere (comodità e privilegi)
porta al grande divario dei fabbisogni e da ciò
alla diversità delle aspettative, che alimentano
il valore delle problematiche di adattamento.
Una persona può provare quel triste senso di impotenza
e di ingiustizia di fronte alla valutazione di situazioni
in disequilibrio – scompensi razziali, lavorativi,
affettivi, ecc – un Animale no, perché nel
suo DNA della logica della vita, esiste solo Armonia.
È pur vero che il Lupo vive le difficoltà
di convivenza con predatori/cacciatori più abili
di lui (vedi l’uomo) e da questi si nasconde; ma
non si nasconde perché ideologicamente frustrato
all’idea di non poter competere col nemico, si nasconde
perché conosce i propri limiti non conoscendo bene
i punti vulnerabili di chi è lì fuori; non
essendo certo della vittoria, non si mostra. Si mostrerà
solo se costretto dall’istinto di sopravvivenza,
e si mostrerà per difendere se stesso, i suoi Figli,
il suo Branco.
Saggezza selvaggia, non frustrazione.
Di pari passo, i suoi Figli, i Cani, quando mostrano
atteggiamenti che i sapiens definiscono dettati dalla
frustrazione, anzi dall’incapacità di controllare
la frustrazione, noi sappiamo che ciò non rispecchia
la realtà.
Un uomo, può reagire in maniera aggressiva dopo
aver ingoiato molti bocconi amari, e reagisce per vendetta.
Un Cane, se mostra un comportamento aggressivo, come abbiamo
già spiegato più volte, è solo in
risposta ad un aggressione, o ad un’insicurezza.
Vengono attribuiti ai Cani stati di frustrazione provocati
o connessi da o a:
1 - ansia da separazione / sindrome da abbandono –
paura di stare solo / impossibilità di stare con
il proprietario
2 - lutto – perdita del proprietario
3 - ipersessualità – impossibilità
di saziare la pulsione sessuale
4 - foga nell’alimentarsi / bulimia – conseguenza
di lunghi periodi di digiuno
5 - fobia per fenomeni atmosferici e rumori forti –
paura dei tuono e dei petardi
6 - incertezza delle aspettative – incapacità
di capire i proponimenti del padrone
7 - sindrome del fallimento – incapacità
di soddisfare i desideri del padrone
8 - aggressività idiopatica -
1 - Una conseguenza dell’allontanamento in età
precoce dalla Mamma, può creare nel cucciolo un
disturbo del comportamento; così come può
crearlo un ‘’non sano’’ rapporto
fra la famiglia ospitante e lui se egli non viene accolto
e cresciuto con coscienza materna; e questo può
accadere sia se il piccolo è cresciuto (nei due
mesi canonici) in maniera corretta con la Mamma e i Fratellini
in un ambiente ospitale (inteso sia come habitat che in
senso sociale) oppure in un tugurio nel dimenticatoio.
Il disturbo dell’abbandono o dell’isolamento
(non ansia, semmai stress), nel momento in cui, il Cane
trova nuovamente l’equilibrio naturale (un Branco
equilibrato nei pensieri e nelle azioni), subito perde
di efficacia.
2 - E anche nella perdita di un membro della Famiglia,
come avviene anche in Natura, egli subirà la negatività
della grave perdita ‘’Uno di Uno’’,
fin quando in essa non verrà ristabilito l’ordine
e tornerà l’Armonia.
Purtroppo molto spesso accade che il Cane, in questi momenti
di difficoltà, subisca l’onta peggiore, ossia
quella di venire allontanato … viene da sé
il capire lo sconforto dell’Animale … se poi
ad essersene andato è il suo punto di riferimento,
sarà ancor più difficile accettare la cosa
… però esiste un ‘’certo che’’
che fa degli Animali esseri superiori in praticità,
ed è quello di sapersi adattare alle situazioni.
Aiutati da una nuova Famiglia potrà ritrovare il
suo equilibrio e continuare a vivere in maniera dignitosa.
So che in molti, quando leggeranno queste poche righe
appena trascritte, si leveranno con i pugni in aria in
senso di protesta, colpiti nell’orgoglio di sapiens
che vuole tutti amorevolmente e fedelmente uniti in amori
senza fine.
Mettete da parte l’orgoglio signori, e ragionate
in maniera ‘’razionale’’: in Natura
può accadere che un membro del Branco muoia, così
come può accadere che se ne vada per altri lidi
… nessuno mai si è lasciato morire per questo!
… e anche se, nelle storie più commoventi
dei Cani raccontate sui libri e riportate su pellicola,
si tracciano linee di affetti profondi, molti dei comportamenti
assunti dai nostri amati ‘’4zampe’’,
sono frutto dell’abitudine. Certo, alcune volte
può accadere che il distacco sia sentito in maniera
forte, molto forte, ma non è questa la regola,
e a tutto c’è rimedio (la positività
del cane è fonte di insegnamento).
Quindi, parlare di ansia da separazione, sindrome da abbandono
o lutto, è davvero esagerato, per non dire poi
‘’assurdo’’ la chiusura comportamentale
in un buco oscurato dalla frustrazione che assume il soggetto
osservato, visto che il Cane non è in grado di
concepire questo stato d’animo.
3 - L‘ipersessualità non è altro
che un atteggiamento dimostrativo richiedente una conferma,
una gratifica o un sostegno alla propria insicurezza,
difficilmente è la risposta all’impulso scatenato
dal bisogno di accoppiarsi o dal ‘’desiderio’’
di placare ‘’l’idea di godimento’’
… un maschio che vive con una femmina durante l’estro
di lei, è normale che cerchi di montarla nella
fase ‘’giusta’’, ma finita quella
fase, il progesterone torna nei suoi limiti e la faccenda
si quieta … se il maschio continua a mostrare l’atto
alla femmina anche quando non è in calore, il messaggio
è ben diverso, così come lo è quando
lo mostra ad altri individui conspecifici o no. Il non
arrivare al compimento dell’opera – la monta
– non comporta al Cane nessuno squilibrio interiore,
e difatti, non leggiamo da nessuna parte, di Cani che
violentano femmine della loro specie o di altre (tipico
atteggiamento di uno squilibrio umano).
4 – Il mangiare con foga, non è un problema
caratteriale, ma una dimostrazione del carattere. A prescindere
dal fatto che un Animale abbia un certo appetito o meno,
e di conseguenza divori la pietanza o la spilucchi, il
mangiare con foga, è la manifestazione di un lato
della personalità: un Cane con un temperamento
alto, si sbriga a mangiare per non perdere tempo; un Cane
di rango medio, si sbriga mangiare solo se è in
competizione con un suo concorrente; un Cane a cui piace
il cibo, mangia in maniera veloce per puro piacere ‘’semmai
ce ne scappasse un altro po’ sarebbe molto felice
di vedersi raddoppiare la dose!’’.
5 – il mettersi da una parte, il nascondersi o
il cercare un luogo più tranquillo, durante un
temporale o una festa di paese o il capodanno, non ha
nulla di anormale e l’atteggiamento assunto dal
Cane non è di impotenza o frustrazione per non
poter uscire da quella brutta situazione, ma di insicurezza,
come in tutti i casi in cui egli mostra un atteggiamento
di abbattimento. È normale che se ha vissuto esperienze
negative in circostanze simili, lui voglia fuggirle, mica
è cretino! … imparerà col tempo a
trovarsi un luogo sicuro dove mettersi (di norma un luogo
che ricordi il famoso buco della tana ancestrale) e quando
sarà certo che tutto è tornato alla normalità
ne uscirà, dapprima guardingo , riacquistando un
portamento normale solo quando si sentirà a suo
agio.
6 / 7 – ancora atteggiamenti di insicurezza e non
di frustrazione: la sindrome da incapacità appresa
è uno sciocco stato d’animo vissuto dall’uomo,
che non trovando sbocco positivo e conferme dal suo prossimo,
nelle sue azioni e nei suoi proponimenti, cade in quel
senso di apatia che lo induce a non mettersi più
in discussione … ‘’un Animale, prima
di tutto cerca il modo migliore per sopravvivere, il suo
tempo lo impegna a trovare la strada migliore per uscire
da una situazione non idonea, sia questa una soluzione
di fuga, di richiesta o di chiusura.’’
Ricordo che finite le avversità, la preda che si
finge morta, magicamente risuscita (vedi – ‘’Due
esperimenti’’ – concetto di impotenza
appresa).
8 - una reazione aggressiva è più che legittima
se l’Animale si sente messo in discussione e non
ha fiducia in chi gli sta davanti.
Ancora una volta, il sapiens accoppia problematiche dell’essere
umano ad Animali.
L’insicurezza degli Animali che vivono a contatto
con i sapiens è dovuta, oltre che a carenze individuali
dovute al fatto che non sono tutti ‘’leader’’
ma ognuno è Uno nella sua singolarità, alla
convivenza con altri esseri che non hanno equilibrio!
Un Bimbo non può crescere senza il giusto rapporto
amorevole - educativo, e così un Animale..
Un senso di insicurezza può dar vita all’evoluzione
della negatività del disagio, e sfogare in frustrazione
e altro, ma come sempre, solo e soltanto in chi ha capacità
di pensiero evolute in forme astratte e non in coloro
che limitano il loro far di conto a ‘’Uno
e Uno’’.