Tutti gli Animali che vivono in un contesto sociale,
sono muniti di capacità comunicative.
Le capacità comunicative sono composte da linguaggi
corporei: odorosi, visivi, uditivi e tattili; ad ogni
vocalizzo corrisponde una precedente o seguente comunicazione
visiva e/o odorosa e/o tattile.
L’odore personale dell’Individuo, ne fa il
suo biglietto da visita.
Nel momento in cui esso cambia, chi raccoglie l’informazione,
può subire o gioire della cosa; in entrambe le
probabilità, la certezza è data solo dal
cambiamento.
Se il contorno della novità, rimane uguale, cioè
in linea con quel che era prima, la situazione nuova viene
superata / affrontata con una certa serenità, altrimenti
può creare uno squilibrio.
Lutto – dal latino ‘’lugere’’
che vuol dire ‘’piangere’’
Ho sentito piangere Cani per un forte dolore fisico, e
per un forte spavento li ho sentiti guaire come se fossero
dei Cuccioli. Ma non l’ho mai sentiti piangere per
la morte di un altro Cane.
Ho sentito intonare un canto che da umana interpreto come
‘’l’addio’’ e che in realtà
non è che un richiamo che ‘’chiama
a raccolta per il rinsaldo familiare’’ …
nessuno risponderà e il canto cambierà intonazione.
Dopo anni di vita con i Cani, mi sento di affermare che
non conoscono il ‘’Lutto’’ e tanto
meno possono elaborare la condizione derivante (elaborazione
del lutto). Essi possono solo rendersi conto di un forte
cambiamento a cui devono far fronte.
‘’Adesso ci sei, ti sento, ti ascolto
...
ti seguo quando ti incammini,
con te conosco questo fitto bosco,
assaporo e apprendo,
faccio mia questa casa
e mi sento di appartenerle …
vai via, il tuo odore rimane con me,
lo sento e lo riconosco nelle cose di casa che mi parlano
di te,
fino a che sarò qui io ti sentirò e saprò
che mi sei vicina’’
Tratto dal libro - ‘’Diario: Similitudini
fra Cani e Lupi – Illuminanti Riflessioni’’
pag 404
L’immobilità …e
nonostante il pericolo sia passato, e il cacciatore abbia
desistito dal continuare la sua opera, e i difensori abbiano
dato la giusta importanza alla tua totale sottomissione,
il tuo respiro è ancora assente, il tuo corpo con
il passare delle ore diventa sempre più freddo
e rigido, e nonostante io continui a far riecheggiare
in tutta la Valle il mio richiamo, insistente e profondo,
tu non rispondi.
Ti scaldo con il mio corpo.
Steso su di te cerco di darti il calore necessario a riscaldarti
il cuore, ti bacio, ti pulisco, ti porgo del cibo mettendolo
proprio lì davanti alla tua bocca, affinché
tu non debba affannarti per andarne in cerca.
Su Amico mio, cosa aspetti a rialzarti, i pericoli sono
passati, è tornata la quiete nel bosco, alzati
ti prego, non rimanere più immobile in quella posizione
che mi spaventi.
Ma il tempo passa e tu non accenni il più piccolo
movimento, il tuo respiro è sempre più lontano
dal tuo corpo e il tuo odore sta cambiando.
Aspetta non cambiare tutto così velocemente, solo
un attimo fa eravamo a correre insieme e a giocare sui
prati e nei fiumi, non cambiare il tuo odore, aspetta,
uniscilo al mio e ricorda il nostro tempo.
Ti do il mio odore, prendo il tuo odore, non te ne
andrai Amico mio, finché il tuo odore sarà
con me, ci sarai anche tu!.
Tratto dal libro - ‘’Diario: Similitudini
fra Cani e Lupi – Illuminanti Riflessioni’’
pag 151
In questa raffigurazione troviamo il significato della
morte per un Animale; egli non capisce perché un
suo Compagno non si muove più dopo il cessato pericolo,
perché non è mai accaduto che un atteggiamento
debba protrarsi così a lungo dal momento in cui
non ha più ragione di essere manifestato. Perché
allora non si muove? Non lo sa, e scoprirà solo
in seguito che quel corpo cambierà, che cambierà
presto il suo odore e non sarà più l’Amico
conosciuto, sarà qualcun altro o qualcos’altro,
ma di certo non sarà più lui.
Il suo ricordo sarà vivo finché il suo odore
sarà vivo e non quello dell’altro che ne
ha preso il posto.
Ho visto Amici accoccolati nel momento dell’addio,
stretti forte l’uno all’altro e piano piano,
mano a mano che l’odore dell’uno cambiava,
l’altro si allontanava sempre più, fino a
cambiare zona; guardando indietro, e intorno a lui, non
trovando più il suo Amico, vagava ramingo in cerca
di lui o di un altro che potesse colmare il gran vuoto
lasciato nel suo cuore.
Per noi esseri umani il Lutto è un qualcosa legato
alla vita e al dopo vita; è un punto interrogativo
che ci fa star male per la ‘’certezza’’
di ciò è stato e per ‘’l’incertezza’’
di ciò che non sappiamo se ‘’sarà’’.
È uno ‘’stato d’ansia’’
che si manifesta in tutti i perché che ci coinvolgono
direttamente con quella ‘’morte’’
legandoci fortemente ad essa fra sentimenti, emozioni
e domande. In un crescendo di dubbi su cosa si poteva
fare per evitare il grande passo, e indagini per cercarne
il colpevole, e interrogativi su noi stessi, sui nostri
comportamenti, se ‘’potevamo fare di più
o abbiamo fatto abbastanza’’, rimestando fra
i ricordi alla ricerca della valvola di salvezza che ci
scagioni da ogni eventuale mancanza, patiamo la circostanza
mostrando un’evidente instabilità-
D’altronde è difficile abituarsi al vuoto
che si crea nel momento della morte di colui o colei con
la quale abbiamo condiviso forti emozioni … la solitudine
che ci accompagnerà nella sofferenza durante un
periodo di tempo sempre infinitamente lungo sarà
una pena che sappiamo di dover scontare fino a che la
rassegnazione non farà la sua comparsa.
Per affrontare tutto questo, gli esseri umani vivono un
rituale sociale che nella maggior parte dei casi aiuta
all’abituazione dell’evento, aiuta l’elaborazione
del lutto; questo rito è più o meno lungo,
più o meno forte, più o meno d’aiuto
a seconda di come il tragico evento si è avverato,
ossia se c’è stata la condizione di una preparazione
data da una ‘’malattia’’, o se
il dramma è accaduto ‘’fulmineamente’’;
la reazione, la presa di coscienza e accettazione del
‘’fatto’’, si articolano perciò,
fra l’elaborazione graduale (nella consapevolezza
che chi amiamo sta per lasciarci / graduale presa di coscienza
di una fine prossima), e la non preparazione ad un addio
senza addio (nella notizia improvvisa che ci lascia senza
fiato) … Entrambe le situazione benché opposte,
ci portano a seguire una serie di atti sociali che ‘’sembra’’
siano l’unica strada per facilitare l’accettazione
della perdita. Sembra siano passaggi dovuti in quanto
deresponsabilizzanti, liberatori, calmanti.
Parlare dell’evento, piangere, disperarsi, sorridere
ricordando i momenti migliori, rimpiangerli trovando in
essi la forza di andare avanti non oscurando la vita/l’immagine
di Chi è andato, l’accompagnamento all’ultimo
sito e il saluto finale, sembra siano le perle per facilitare
il completamento dell’elaborazione nonché
l’inizio (anche se lento) di un nuovo capitolo della
vita di Chi rimane.
Per quel che riguarda il pensiero di un ‘’adulto’’,
tutto questo sembra essere indispensabile e, riflettendoci
sopra, posso anche annuire, per quanto comunque ognuno
ha un suo modo di reagire e di affrontare la situazione;
non posso essere d’accordo però quando si
pretende che anche un Bimbo viva tutto il dramma luttuoso.
È vero che i tempi sono cambiati da che eravamo
piccoli noi (classe ’60), ma non sono cambiate le
fasi di crescita della nostra Specie. Possiamo essere
più evoluti rispetto a sessant’anni fa, ma
non così tanto da poter capire e affrontare in
età acerba, il significato di morte al fine di
elaborare il lutto.
Ai miei tempi esistevano le Favole e attraverso le Favole
noi Bambini venivamo a conoscenza di tanti fatti della
vita. Nel particolare della morte, questa non era che
un viaggio o un sonno che durava moltissimi anni, tanti
da non poter più, chi rimaneva, vedere ancora quella
persona o quella Creatura particolare.
Nella testa di un Bimbo, da un viaggio si può tornare
e da un sonno ci si può svegliare, per cui non
si vive la scomparsa come il fatto fulmineo ma come un
effetto che nel tempo perderà la sua carica.
Ho letto che se ‘’oggi si raccontano cose
del genere, il Bambino impara la menzogna e perde fiducia
nel prossimo, soprattutto nella figura di chi l’ha
ingannato’’.
Sostengo che fra le tante sciocchezze che si raccontano
sui Bambini e sulla psiche, questa abbia diritto ad un
seggio papale!!! … far vivere il dramma, l’angoscia,
i macroscopici turbamenti dell’adulto ad un Bambino,
finanche il saluto ultimo alla salma, è il mezzo
migliore per mandarlo velocissimamente in terapia!
Stesso identico dramma, moltissime persone sono convinte
debba viverlo un Cane allorquando un Compagno umano o
canino lascia questo mondo. Tutti intorno al defunto (uomo
o Animaletto) Cane compreso, parlando di lui (del Defunto)
fra lacrime e sorrisi … culminando nel saluto, nella
scomparsa del corpo e marcatura (nei giorni successivi)
di una situazione che ‘’l’Adulto umano’’
ancora non riesce a non esternare.
Per il Cane rimasto, vedere colui (il Defunto) che è
sempre stato diverso, attraverso odori, umori e costumi
diversi, e vivere in seguito un quotidiano pesante, insolito,
discorde con le certezze di ‘’un attimo fa’’,
riempie la sua testa di timori, trasformando le sue sicurezze
in dubbi.
Pensiamo un attimo da Cane e non da umano (come sempre)
e cerchiamo di capire la differenza che c’è,
per chi non ha coscienza/conoscenza come noi, fra un corpo
vivo e un corpo morto; l’ultima volta che la Bestiola
rimasta ha visto il suo Amico, era lui ma non lo era,
e da quell’episodio anche i suoi familiari umani
sono loro ma non lo sono … cosa può creare
questa serie di discordanze in un Animaletto che non sa
niente della vita e della morte, dell’infermo e
del paradiso, e tanto meno sa ‘’dell’Arcobaleno’’?
Nota interessante - i rituali degli
uomini, sono in alcune fasi, accompagnati da ‘’canti’’.
Anche i Lupi e i nostri Amici Cani eseguono dei ‘’canti’’
ma non parliamo della stessa cosa.
Leggi anche ‘’L’Ululato’’