Un atto di dominanza esercitato
in maniera autoritaria, oltre ad essere identificato in mille
espressioni platealmente visibili, può essere abbinato
a mille espressioni comuni apparentemente innocue, ma può
anche apparire mascherato se non addirittura invisibile in
altre mille espressioni.
Quelle lampanti è inutile starle ad elencare, sarebbe
inutile chiacchiera da politicante.
Andiamo a scoprire invece, quelle celate dietro al ‘buon
accordo’ e quelle invisibili.
1° esempio: Sulla rivista della LAV di
questo mese è stata inserita una fotografia a parer
mio stupenda e agghiacciante allo stesso tempo, riguarda una
realtà terribile, quella degli animali prigionieri
dei circhi…una zampa di un elefante costretta da una
catena, la scritta sulla foto è ‘il circo che
non vogliamo’…perfetta!... nel vederla però
ho avuto un flash di altre immagini perfettamente uguali a
quella e sulle quali non si fa tanto baccano: il cane legato
a catena.
È stata fatta una nuova ordinanza sulla questione ‘cane-legato-a-catena’,
sono state allungate le catene e modificati i moschettoni,
ma non sono state vietate.
Perché?
Forse perché gli animali dei circhi sono sfruttati
per lavorare, o forse perché sono animali selvatici?
Anche fra i cani legati possono essercene alcuni, per non
dire la maggior parte, che sono stati acquistati per lavoro,
vedi il povero cane da caccia. Se il problema è lo
sfruttamento lavorativo anche per questi cani dovrebbe valere
lo stesso divieto!
Qual è la differenza?... forse perchè il cane,
essendo un animale domestico, è nato per servire, a
differenza di quello selvatico, che invece è nato per
essere libero… quindi la catena per un animale domestico
è giusta!?... ma la schiavitù non era stata
abolita molti anni fa?
E se invece questi poveri cani non sono stati acquistati per
lavorare, perché è giusto tenerli a catena?...
in ugual modo dovrebbe essere giusto tenere incatenati gli
animali selvatici se non sono stati acquistati per lavorare?
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2° esempio: Essendo la nostra attività
una scuola cinofila, è normale che se ne sentano di
tutti i colori. Essendo per molte persone immaginata come
un’attività piena di ‘dolce far niente’,
è normale che sia molto invidiata. Essendo altresì
divenuta un’attività molto richiesta, è
stato creato intorno a lei un business da far paura anche
ai più grandi pallottolieri.
Sono state create scuole di formazione, riconosciute solo
dalla scuola stessa, perciò senza nessun valore al
di fuori di essa; sono state create diocesi e relativi metodi
basati su esperienze umane e applicate alle espressioni caratteriali
canine (la quale similitudine può apparire fantastica
e avvincente solo agli occhi e alle orecchie degli sciocchi),
per semplificare un lavoro tanto complesso e affascinante
riducendolo a quattro regole da ‘azzeccagarbugli’.
-Premessa ripetitiva in molti dei nostri articoli ma come
sempre doverosa.-
Ricorrente la corrente buonista:
il cane va considerato solo se fa bene, se fa male va ignorato
- e quando impara il pericolo? - …
il cane deve fare ciò che vuole è costrizione
chiedergli qualcosa - anche se sta divorando il divano o l’amico
del cuore? - …
se tratterai il tuo cane sempre con rispetto, vedrai che non
ti si rivolterà mai, non ti scapperà mai, ti
sarà sempre riconoscente… BENE, siamo d’accordo,
ma cos’è il rispetto?... a casa mia vuol dire
non distorcere la natura degli esseri viventi e relazionarsi
con loro nella maniera più semplice e più adeguata.
Mi spiego: non posso pretendere da un cane che capisca le
parole di un discorso, ma posso certificare senza ombra di
dubbio che capisce dal tono della mia voce se i miei intenti
sono amichevoli, di rimprovero, di paura ecc. ecc.; se un
cane mi fa le feste non posso non rispondere che in maniera
festosa; se un cane mi morde non posso non rispondere che
in maniera determinata; se un cane ha paura di me non posso
non rispondere che in maniera rassicurante; se il mio cane
ha bisogno di me, qualunque sia la ragione, gioco, fame, sete,
malessere, paura, ecc. ecc. io non posso che essere pronto
lì per lui; se ho bisogno del mio cane lui non può
che comportarsi nei miei confronti come faccio io con lui…
Questo è rispetto e non: se non stai buono ti lego,
se non mi vuoi vicino me ne vado, se non vuoi tornare a casa
aspetto finchè non t’è venuta la voglia,
se mi mordi sto zitto o ti abbandono o ti porto a sopprimere.
Quest’ultima frase è l’espressione massima
del maledetto buonismo. È l’espressione massima
del maltrattamento invisibile.
Non è possibile che non riusciate a capire, voi esseri
evoluti, che permettere a prescindere vuol dire non educare,
vuol dire sconvolgere una mente sociale nata per vivere nel
sociale?…
Mah!... se la cosa finisse lì e voi vi teneste le cicatrici
o le pisciatine in casa o i divani sfasciati, chissene importa,
ne va della psiche del cane ma almeno non lo avete soppresso…
e invece non solo abbandonate il vostro ‘amore della
mia vita’, non solo mostrate la più alta espressione
di dominanza autoritaria, non contenti in più a ciò,
vi permettete di additare chi osa rispondere al cane nella
sua stessa lingua: se il mio cane mi bacia io lo bacio, se
il mio cane mi morde io lo mordo… il fatto però
è un altro ed è questo: il mio cane non mi morde
perché in me vede qualcuno di importante, di forte
che provvede a lui incondizionatamente, che lo ama oltre l’umana
comprensione, il mio cane mi bacia e insieme corriamo, giochiamo,
dormiamo, lavoriamo, ululiamo.
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3°esempio: Gli animali
come i Cani della Prateria, i Furetti, le Tartarughe, i Pesci
Marini o d’Acqua Dolce, i Serpenti, ecc, ecc, possono
essere comunemente, legalmente venduti nei negozi?... non
sono animali selvatici?... che differenza c’è
con gli animali dei circhi?... pensate che la vita in gabbia
o in una teca sia diversa dalla catena?... |
Vorrei che si potesse fare qualcosa per
i maltrattamenti, tutti i maltrattamenti, psicologici e fisici,
e che non si facesse distinzione fra animali domestici e animali
selvatici. |
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