La matrice che genera questi due sostantivi è
la stessa: “ patria”. Geograficamente
si usa dire “patria” per rappresentare
l’unione dei paesi di una nazione. Un “patriota”
è colui che ama e difende la patria, senza
essere un fanatico, ed è consapevole dei
doveri nei suoi riguardi. E’ colui che,
mosso da affetto sincero, si impegna a difenderla
e ad onorarla cercando di renderla la migliore
fra le altre. Gioisce delle glorie comuni e si
rammarica per le sconfitte.Cerca di diffondere
questo spirito nei connazionali affinché
il Paese da loro rappresentato, unito da quel
particolare carattere che è il segno dello
sviluppo morale, spirituale e materiale di una
nazione in ogni forma ed espressione della sua
vita, possa essere esempio di civiltà.
Un “patriottardo” è un patriota
fazioso, non sincero; un agitatore di animi per
suo torna conto.
…Ma cosa c’entra tutto questo con
la cinofilia?…
Chi si avvicina al “pianeta cane”,
con l’andar del tempo si accorge che fare
addestramento con l’amico di pelo può
non limitarsi all’apprendimento basilare
delle regole dell’educazione, ma protrarsi
fino all’approfondimento delle discipline
sportive, e divenire così un simpatizzante
degli esercizi all’aria aperta se non ha
velleità competitive, un vero appassionato
se ama conoscere il perché nei perché,
un ossessionato se invece l’unico scopo
è quello di primeggiare a dispetto anche,
del calpestare i limiti della “sportività”.
Sinceramente vorrei che quest’ultima categoria
venisse allontanata da un ambiente sano come dovrebbe
essere quello degli animali, ma purtroppo anche
in questo settore, come nel resto delle cose nelle
quali esiste la possibilità di rivestirsi
di onori, di fama e, perché no, di soldi,
volere non è potere, ossia , il potere
c’entra, ma non ha in questo caso la parola
lo stesso significato che intendo esprimere, e
cioè di “possibilità”.
La storia ci insegna come alcuni esseri umani,
abbagliati dai lustrini della popolarità
e da quel che di meramente materiale comporta,
siano capaci di infime meschinità pur di
salvaguardare la propria figura. Non sto parlando
di “istinto di sopravvivenza”, bensì
di “mania di dispotismo”.
Ci ritroviamo così circondati da personaggi
che offuscati dalla bramosia, si accaparrano il
maggior numero di elementi (cani), e spendono
e spandono le energie (dei cani) in tecnica/pratica,
per raggiungere lo scopo … “la nazionale”…
Non facciamoci abbindolare, non è amor
di patria, è orgoglio personale e sete
di potenza e denaro. Non voglio condannare l’essere
ambiziosi, non vorrei si fraintendessero i significati
delle parole, voglio solo condannare la determinazione
e la cattiveria dettate dall’invidia e dal
desiderio di essere invidiati che induce a sporche
faccende.
Se il loro ardore fosse mosso da quello spirito
patriottico di cui si parlava all’inizio,
accetterebbero le decisioni dei commissari e la
loro supremazia senza discuterne in un comitato
che non sia quello eletto dalle commissioni interne,
e comunque, anche in questo caso il dibattito
dovrebbe essere mirato non a distruggere e offendere,
ma ad intessere critiche costruttive per raggiungere
soluzioni più idonee, che possono portare
anche all’eliminazione di alcuni personaggi
messi lì a scaldare la sedia da chi vuol
comparire solamente in certi casi (l’asportazione
delle marionette), o a renderle quanto meno non
dannose.
Non divulgherebbero, a parer mio, il loro disappunto
nell’ambito di manifestazioni di rappresentanza
mondiale. Ricordo a tal merito un proverbio: “i
panni sporchi si lavano in casa propria”.
Anche perché questi stessi personaggi sono
pronti a rientrare nei ranghi al minimo spiraglio
di luce (o fascio di riflettore) puntato nella
loro direzione.
Il risultato che ne consegue è una dimostrazione
di mancanza di attributi. Bella figura!…
Ma non è solo in questo che essi stessi
manifestano la loro meschinità. I più
viscidi e vili si celano dietro il “non
sapevo, non volevo, non potevo” e “l’ho
fatto con il pensiero rivolto a quei poveri che
non possono più di tanto”…fuggendo
e boicottando le competizioni che rivestono il
ruolo di campionati nazionali, mascherandosi da
ingenui e benefattori.
Non è così che si agisce nei riguardi
di una crescita collettiva!…il valore viene
dimostrato sul campo di lavoro non dietro le quinte
con la maldicenza e l’offuscamento delle
prove. Prima o poi il confronto ci deve essere.
Non contenti di quanto elencato fino ad ora, gioiscono
delle sconfitte (altrui) e si rammaricano delle
vittorie (altrui), perché quelle sconfitte
e quelle vittorie non appartengono a loro ma ad
un connazionale.
E mi limito a sottolineare le scorrettezze verso
i propri simili, senza toccare minimamente la
questione “sfruttamento di elementi”
(cani), della quale mi riservo di esporre il mio
pensiero nel prossimo articolo “Cani sportivi…”.
Questo è la mia interpretazione della parola
“patriottardo”, un essere infimo e
infido.
Spero che tutto il mondo non sia paese e che gli
individui che macerano gli animi (altrui) siano
un giorno emarginati, se non dai settori che tirano
le fila del mondo almeno dal pianeta cane.