Tratto dal libro "Similitudini
tra Cani e Lupi" di Barbara Tullio e Paolo Caldora
- Le regole d’oro dell’educazione
Alcuni anni fa vennero formulate delle regole per aiutare
le persone a capire meglio i propri Cani.
Non ricordo bene se si faceva distinzione di razza, sesso,
provenienza ed età del Cane, ricordo però
che in esse era descritta la teoria neotenica e veniva
raccomandata una coscienza diversa da quella umana per
comunicare in modo corretto con il proprio Cane. E per
farsì che ciò potesse trovare la sua realtà,
era molto utile svestirsi degli abiti umani per entrare
in quelli degli Animali. Davvero molto interessante!
Finalmente riuscii a leggerle anche io, e leggendo con
attenzione mi accorsi con piacere che si faceva discriminazione
di razza come la teoria neotenica ci ha insegnato; però
alcuni punti dei dettami mi hanno lasciata con degli interrogativi.
Riporto le regole:
non far mangiare mai il Cane prima del proprietario
non far passare mai da una porta il Cane prima del proprietario
non far dormire mai il Cane dove dorme il proprietario
non far mai decidere al Cane quale direzione prendere
in passeggiata
non far mai prendere al Cane la decisione delle feste
di omaggio e la loro durata
non far mai prendere al Cane il controllo dei punti critici
del territorio (casa o giardino)
non far mai gestire il Cane la valutazione del pericolo
non lasciar prendere mai al Cane il possesso del cibo
non permettere mai al Cane di giocare al tira e molla
ignorare sempre richieste di attenzioni del Cane
Pur essendo d’accordo su alcune cose, altre o anche
le stesse sulle quali sono d’accordo, mi rimangono
di difficile comprensione. Leggendo, rifletto, e di seguito
espongo il mio pensiero.
Premessa –
- Ci tengo a ricordare che coloro che consiglia di seguire
queste regole, anticipano il discorso informando che il
Cane comunica in maniera diversa da noi, e per avere un
rapporto corretto con lui, dobbiamo parlargli come se
fossimo come lui (noi dobbiamo trasformarci in Cani e
non viceversa!). Niente di più giusto e sacrosanto!
Ma allora: perché per prima cosa, cioè prima
ancora di dare delle regole, non consigliano di approfondire
il concetto delle cure parentali che sono alla base del
comportamento del Cane? … Forse perché non
hanno gli hanno mai dato peso? … la cosa mi lascia
con qualche interrogativo in più …
Le Cure Parentali non vengono mai citate in nessuno articolo,
trattato, libro … eppure sono di vitale importanza
…!
Passato il preambolo metto nero su bianco i miei dubbi
e i miei perché:
- Il Cane deve mangiare dopo le persone – per me
non ha senso! … se è vero che per capirlo
al meglio dobbiamo accostarci alla sua naturalità,
mi viene in mente che, come in Natura per i suoi genitori/avi,
i Lupi, anche per i Cani esiste una linea di pensiero
basata sul rispetto dei ruoli, ed è quindi assurdo
che il cucciolo mangi dopo.
Cerco di spiegare meglio il mio concetto di riflessione:
se il Cane di casa occupa il suo giusto ruolo nel Branco/Famiglia,
è e rimarrà sempre il cucciolo di casa;
per lui quindi, mangiare prima dei suoi familiari, vuol
dire rivestire quel ruolo, ossia essere considerato il
cucciolo; se dovesse mangiare per ultimo sarebbe come
l’ultima ruota del carro … che tristezza!
… non consiglierei mai a nessuno di considerare
il suo Cane così.
Riflessione aggiunta: pensare al Cane come cucciolo …
Collegamento alla nostra specie nelle faccende –
Genitori Figli: anche noi, con i nostri Figli ci comportiamo
in egual modo.
Continuo: in Natura, il genitore va a caccia, mangia,
torna dai suoi piccoli e per lui rigurgita il pasto; nella
nostra civiltà, il genitore esce di casa, va a
fare la spesa, torna, cucina e fa mangiare i piccoli;
i genitori non umani, dopo aver procacciato il cibo ‘’fatto
la spesa’’, si tolgono il cibo dalla bocca
(cibo masticato in modo da poter esser mangiato facilmente
anche dai cuccioli), per nutrire i propri piccoli –
questo per vuol dire che se dobbiamo avere l’obbligo
di mangiare per primi è solo per rigurgitare ai
piccoli il cibo … ma non essendo nelle nostre abitudini,
mangiare e poi rigurgitare per il nostro Animaletto o
per i nostri Figli, ecco che, andiamo a fare la spesa,
cuciniamo e serviamo il pasto pronto … e il tutto
prima di cominciare a mangiare noi … vuoi per praticità,
vuoi perché il nostro amore per il piccolo ci porta
a soddisfare prima le sue esigenze e poi le nostre, e
questo perché ’’lui’’ è
e sarà sempre il nostro cucciolo adorato.
Ugualmente ci comportiamo nei riguardi dei nostri Figli
considerandoli (anche da molto adulti) come se fossero
sempre dei Bimbetti a cui recitare una storiella mentre
mangiano per farsì che finiscano tutta la pappa.
- Il Cane non deve passare per primo dalle porte –
pure questo mi lascia dei punti interrogativi! …
il significato del passare per primo ha radici molto più
profonde del semplice non si fa, e anche queste origini
vanno ricercate nel ruolo del soggetto; ora, è
vero che il cucciolino per quanto possa essere un soggetto
di grande carattere, sempre un cucciolino rimane, ed è
quindi giusto che egli aspetti che siano Papà e
Mamma ad accertarsi su cosa c’è al di là
della porta prima di farlo uscire; se però, parliamo
di un soggetto già più grandicello, a volte
capita che questo ‘’Ragazzo’’
desideri prendere l’iniziativa e farsi avanti per
andare in avanscoperta (inteso anche come protezione dei
familiari). Si certo, si può capire l’entusiasmo
giovanile di andare avanti, di conoscere, di mostrare
la propria sicurezza, ma tutto ha un tempo e un modo;
non credo che sia giusto castrare un impulso, sempre che
questo sia però circondato da una barriera protettiva,
quindi, se le circostanze inducono a far uscire il Cane
prima di noi da una porta, che sia dato l’ok all’iniziativa,
se invece le circostanze sono incerte, è necessario
che la Creatura si adegui alle decisioni di Mamma e Papà.
Con questo voglio dire che non credo si debba fare una
regola assolutistica, ma regolabile alle situazioni.
Esistono i ruoli di vedetta e potrebbe essere che il nostro
Cane abbia proprio quel ruolo; per non inibirlo, dobbiamo
solo educarlo ad entrare nel ruolo quando necessita.
L’educazione è importante se non fondamentale,
ma altrettanto importante e fondamentale è il rapporto
fra noi.
- Il Cane non deve dormire nella nostra stanza –
ma se fra loro si dormono anche uno sopra all’altro,
come posso credere sia giusto un atto che va contro la
loro normalità? … mi riesce veramente difficile
afferrare il concetto ‘’non far dormire il
mio Cane accanto a me o comunque nella mia stanza’’
… mi sembra una forma di isolamento forzato.
Forse la mia visione delle cose è naturalmente
distorta perché anche se avessi un Figlio lo farei
stare fino ad una certa età, nella mia stanza;
alludo ai primi mesi di vita, nei quali credo sia fondamentale
per un Bimbo sentire la vicinanza con la Mamma; questo
non vuol dire che non avrebbe la sua cameretta e non avrebbe
in essa il suo lettino; ma nella cameretta, lo farei stare
per i sonnellini diurni, oppure per i cambi dei pannolini
e per i momenti dei giochini e delle coccole (cose che
possono essere fatte anche in altre stanze, per carità
… i miei sono solo degli esempi); userei insomma
la sua stanzetta in modo che lui possa conoscerla e i
nostri odori siano forti anche lì, ma per la notte,
soprattutto i primi mesi, credo proprio che lo farei stare
in camera mia e di suo Papà. Vedo le cucciolate
e le premure che hanno le Mamme Cane (e le Mamme Lupo)
per i propri piccini e l’equilibrio che tale accadimento
porta in essi: fino a che non arrivano ad una certa età,
queste meravigliose genitrici si staccano dai loro piccoli
solo per i bisogni primari e piano piano con il tempo,
quando saranno in grado di stare lontani da lei per un
po’ di più, se ne discosta per periodi più
lunghi, ma il tutto avviene in maniera molto graduale.
Esempio: in una cucciolata che ho avuto da una mia Pastorella,
ho fatto caso a quanto lei stesse con i piccoli fino ad
una certa età; oltre a tutti gli altri doveri di
Mamma, con loro dormiva e se li teneva stretti stretti,
vicini vicini (un po’ credo per un problema di mancanza
di autoregolazione della temperatura corporea del cucciolo,
e un po’ perché sapeva che i piccoli, per
essere tranquilli, devono stare accanto alla Mamma); dopo
un po’ di tempo ha cominciato, a sonnecchiare appena
fuori dalla cassa parto e poi sempre di più li
lasciava soli. I piccoli non hanno mai sofferto di quella
che chiamano ‘’ansia da separazione’’
(fatto poi del tutto immateriale per concezione evolutiva),
e si sono abituati a star lei lontani con tranquillità
e naturalezza; lei era con il suo odore nella cassa parto
e su di loro, fatto questo di enorme importanza! –
da non confondere questo ultimo pensiero con l’essere
idoneo ‘’inebriare un Cane con sostanze artificiali’’
emesse in luoghi dove il soggetto non ha mai vissuto con
la Mamma, rispondenti al nome di ‘’feromoni’’.
Per i motivi sopracitati, trovo difficile da comprendere
perché un Cane non deve dormire nella nostra stessa
stanza; noi siamo fuori dalla cassa parto ma siamo lì.
Cosa c’è di sbagliato?!
- Il Cane non deve dirigerci in passeggiata – forse
si intende che non deve fare lui l’andatura o forse
si intende che non deve decidere lui se andare a destra
o a sinistra! Sicuramente essere sbatacchiati da una parte
all’altra della strada non è simpatico, così
come non lo è fare la banderuola dietro ad un Cane.
A volte questi Cani che danno la direzione ai proprietari,
hanno dei problemi con questi ultimi platealmente evidenti:
tutti conosciamo il famoso Siberian Husky e lo scopo per
cui è stato creato, nel suo compito primario lui
è avanti al musher e i due sono legati da una linea
di traino; il musher dalla sua posizione arretrata non
è il fanalino di coda, bensì il guidatore,
ossia chi dà la direzione; se il Cane che lo anticipa
per posizione logistica, non ha dal suo musher la direttiva,
egli è senza rotta, ed è quindi normale
che vada da una parte all’altra del percorso, apparentemente
senza meta; accade quindi che il Cane, non potendo vagare
senza meta, perché non è nel suo modo di
pensare una simile situazione (chiara forma di insicurezza),
a seconda dell’intensità del suo camminare,
cerca una rotta (zigzagare con alternanza di velocità
e arresti) e quando la trova, la segue con decisione.
Se il musher non desidera essere condotto, si decidesse
a dar lui la rotta!
Questa perifrasi mostrata, pone in evidenza la plateale
problematica alla base del rapporto, che non credo si
possa risolvere in una sterile lezione di guida.
Da non dimenticare che il ruolo del Cane non è
condurre, ma essere condotto, per cui non è il
Cane che deve essere educato ma il suo sapiens (il poverino
sta solo riparando ad una mancanza dell’uomo che
ha dietro le spalle).
Pensando perciò alla regola del paragrafo, mi sento
di dire che ‘’condivido’’, ma
solo nell’ottica in cui l’ho giustificata,
perché se attuata con altro intendimento (a prescindere
non si fa – forma deviante del concetto di ‘’guida’’),
allora dico che non mi sembra corretta o correttamente
partorita.
- Il Cane non decide quando si fanno le feste di omaggio
e quanto durano – Le feste sono la cosa più
bella, più ossequiosa e più dimostrativa
di considerazione/attaccamento/importanza che un Cane
possa farci. I suoi saluti saltellanti e i suoi lamentii,
i suoi occhioni grandi e le orecchie perdute dietro al
capino, sono la dimostrazione più esplicitamente
rispettosa che può fare al suo raggio di sole.
Perché non bisogna rispondere a questi atti così
espressivi? Davvero non riesco a capirlo! Le festine che
ci fanno i nostri Cani quando torniamo a casa, sono le
stesse che fanno i cucciolini ai grandi che rientrano
dalle cacce o da un’assenza più o meno prolungata,
e sono le stesse che appongono i subalterni ai loro fari;
inibire questo comportamento è un atto altamente
destabilizzante e sottomissivo che dice all’individuo
che le mette in opera ‘’non sei niente per
me’’. Per ciò che riguarda la durata,
posso essere anche d’accordo (il troppo stroppia),
basta però che un pochino si dia retta all’omaggio
ricevuto. Che direste se vostro figlio non vi accogliesse
affatto quando rientrate a casa? I vostri genitori, sono
mai rientrati in casa senza curarvi di uno sguardo?
Ho visto molte volte i Cani scambiarsi queste effusioni
di omaggio (racchiudo nella parola omaggio – generalizzando
– un po’ tutti i significati che esse racchiudono
quando vengono attuate nelle varie situazioni), e ho visto
come esse vengono accolte e persuase all’interruzione,
ma mai ho visto qualcuno che le ignorasse.
- Il Cane non deve controllare dei punti critici del giardino
o di casa – e perché? … i miei Cani
amano mettersi davanti alla porta di entrata (spalle ad
essa se siamo tutti dentro, spalle alle stanze se siamo
fuori); è una forma di vigilanza, attuata in maniera
collaborativa. Forse chi ha dato questa regola, motiva
il fatto nella possibile presentazione di un problema,
se qualcuno dei presenti deve passare proprio da lì?
… beh, se il Cane non ci ritiene i cuccioli a cui
badare, non c’è nessun problema, si passa
e basta; se invece ci ritiene i cuccioli di casa è
normale che ci dica/chieda: ‘’dove stai andando?
– hai chiesto se potevi muoverti?’’;
per cui semplicemente a modo suo ci interroga; d’altronde
se agisce così è perché noi gli abbiamo
detto di farlo, mica se la inventa una mansione! …
è vero che può essere portato per razza
e per carattere a certi comportamenti, ma sempre noi siamo
a dargli una direttiva di azione. Il suo modo di parlarci,
le sua mimica e dialettica verbale, ci dicono esattamente
quale sia il suo modello espressivo (variabile anche dalle
esperienze vissute che gli recano sicurezza o insicurezza
a seconda di come le ha vissute) ed è quindi a
questo modello che noi dobbiamo rifarci per comunicare
con lui.
Non sdegnamoci di un ringhio e non schifiamoci di una
leccata! È una parte del loro modo di parlare.
- Il Cane non deve gestire la valutazione del pericolo
– su questo punto sono pienamente d’accordo
in parte, e in parte no – ritengono che debbano
essere le persone, avendo un ruolo di guida, a valutare
la pericolosità di una situazione, e ritengo anche
che le reazioni dei Cani sono sempre consequenziali a
quello che hanno imparato e a quello che si portano dietro
dal patrimonio di razza e delle linee di sangue, nonché
dalle esperienze di apprendimento. Valutare una situazione
e una reazione, richiede una certa lucidità e una
certa apertura mentale, quindi, a seconda del Cane che
ci accompagna e della situazione, avremo in lui dei comportamenti
diversi, sia spalleggiatori che difensivi.
A questo punto dire ‘’è giusta la regola’’
non è proprio l’ideale, perché lo
è solo in alcune situazioni; inibire a prescindere
senza conoscere il rapporto fra Cane e uomo, senza conoscere
la circostanza, senza conoscere la tipologia di Cane,
non mi sembra una cosa corretta da fare; diciamo quindi,
che per regola è giusto che ci sia una guida e
un guidato; la perfezione forse sarebbe se il guidato
fosse una buona spalla per la guida.
- Non lasciar prendere mai al Cane il possesso del cibo
– il Cane non entra mai in possesso del cibo se
non ha ragione per farlo – la regola insegna a mettere
le mani nella ciotola del Cane, a carezzarlo mentre sta
mangiando e a chiedergli di ridare l’osso ogni qualvolta
l’umano ne abbia voglia; tutto questo deve avvenire
fin da piccino altrimenti, da grande, potrebbe accadere
che egli diventi possessivo sul cibo.
Commento: il momento del cibo è un momento come
tanti altri, e seguire la regola appena citata è
la cosa più destabilizzante che ci possa essere,
tanto che è essa stessa a creare i problemi che
si vogliono evitare, o a inibire talmente il soggetto
che viene a lei sottoposto, da non riuscire nemmeno più
(il soggetto) a mangiare in presenza di una persona.
Dare la pappa al proprio Cane è la cosa più
naturale che c’è.
A parte il riconoscere questo atto come un atto di estrema
necessità, la prima cosa che una Mamma fa per il
suo piccino allorquando quest’ultimo viene al mondo,
è quello d sfamarlo.
Ormai grandicello, chi si è premurato di offrir
lui del buon latte, lo sosterrà con del cibo più
idoneo.
E se non sarà più la sua Mamma ad occuparsi
di lui, saremo noi a preparare le pietanze: le prepareremo
e le verseremo nella sua ciotola che prontamente a lui
verrà servita.
Il Cane si appresterà a mangiare più o meno
voracemente a seconda dell’appetito e del carattere.
Quando Mamma Lupa porta il cibo ai suoi piccoli, cattura
la preda (va a fare la spesa) la seziona (prepara la pappa),
la pone a terra (la versa nella ciotola e gliela porge),
lasciando che i piccoli si sazino, senza andare a verificare
se essi si rivolteranno o meno nel momento in cui lei
rivolesse il cibo.
‘’Rivolesse il cibo’’? …
quest’ultima dicitura non ha alcun senso! Mamma
Lupa o Mamma Cane, non rivogliono il cibo e non fanno
le prove per constatare se il piccolo ringhierà
loro difendendo la pappa.
Perché dovrebbero rivolere il cibo, se lo sono
tolto dalla bocca per i Figli, non ha alcun senso riprenderlo,
e l’operare in quel modo darebbe mostra ai piccoli
di atteggiamenti squilibrati!
Chi pone le mani nella ciotola del Cane per fare le verifiche,
mostra al Cane un’insicurezza che se il poverino
tollera, non accade nulla, se invece non la tollera, o
si stacca dalla ciotola o dice chiaramente ‘’ma
che stai facendo?’’
Mettere le mani dentro la ciotola quando il piccolo o
il giovane o l’adulto sta mangiando significa:
- Se siamo il leader lo inibiamo
- Se siamo un pari grado lo sfidiamo
- Se siamo un subalterno elemosiniamo
Diverso è se il Cane ha raccolto o rubato del cibo
di cui non doveva appropriarsi (cibo avariato, tossico,
ecc.), situazione nella quale invece la mano dell’uomo
deve intervenire aprendo la bocca del Cane per togliere
quello che contiene.
È un comportamento impositivo sul Cane, che viene
accettato dal soggetto che lo subisce, solo se quest’ultimo
riconosce in chi lo fa, una guida; è un atteggiamento
attuato a fin di bene e non va confuso con un atto volto
a creare un conflitto, poiché il conflitto è
già esistente se tale atto non viene accettato.
Per cui, se nel quotidiano, non siamo tanto sciocchi da
infastidire il nostro Cane con accortezze così
devianti, lui non mostrerà mai possesso per il
cibo, perché non ne avrà ragione.
- Non permettere mai al Cane di giocare al tira e molla
– una banalità dettata, credo, dalla non
conoscenza.
La bocca viene usata dal Cane per prendere le cose, con
la bocca egli assaggia, trattiene, bacia e gioca. Il gioco
del tira e molla fa parte del suo acculturamento; in Natura,
nelle Famiglie Lupine quest’arte viene impartita
nelle zone rendez-vous (il giardino di casa); stessa cosa
deve avvenire con i loro Figli, i Cani. Il gioco del tira
e molla non è come tutti credono un’istigazione
all’aggressività ma l’esatto opposto,
ossia è: il controllo e la canalizzazione di questa
qualità naturale. Il gioco del tira e molla si
attiva per attività ludica e tale rimane poiché
‘’il Lupo la metterà in atto a livello
lavorativo, quando sarà grande, nella probabile
combattività con un preda catturata, e il Cane
mai perché non evolve fino allo stadio di sviluppo
del Lupo, per cui in lui sempre un’attività
ludica rimarrà’’. Questo gioco è
talmente importante che addirittura è una delle
basi del controllo e del rapporto con il proprio Cane.
- Ignorare sempre richieste di attenzioni del Cane –
se il Cane chiede attenzione è perché ha
un motivo ben preciso per farlo, e spesso è da
ricercare o in un bisogno impellente di qualcosa oppure
in uno sbagliato rapporto con il suo compagno umano.
Di norma l’atteggiamento che assume quando chiede
o quando ha bisogno, viene facilmente confuso con una
richiesta impositiva. Esempio più comune: fare
le zampe – il Cane usa fare le zampe (primo atto
effettuato nella suzione) per sopravvivere, per appartenere,
per imparare … e se mai dovesse farlo per imporre,
è perché qualcuno gli ha detto che può
farlo …
Consiglio più gettonato per una simile situazione
è: ignorare il soggetto voltando lui le spalle.
Non è ignorando che si può arrivare a esorcizzare
il demone … voltare le spalle ad un essere sociale
è un messaggio invalidante o offensivo …
se si sbaglia l’atteggiamento, se non si capisce
chi è il soggetto a cui si fa, si può rischiare
molto di più di una semplice macchia sui pantaloni
o di uno strappo sulla felpa, così come si può
rischiare di inibire talmente tanto quel povero Cane,
che nel sentirvi camminare in casa o dietro la porta,
potrebbe arrivare ad andarsene velocemente in cuccia,
per sparire dalla vista.
Credo fermamente che il modo di comunicare degli Animali
sia fatto di piccole sfumature non facili da cogliere
per una persona, perché la persona è abituata
a tradurre tutto ciò che vede in chiave umana sottovalutando
il fatto che gli Animali non hanno la stessa nostra capacità
di elaborazione (sia questa anche solo il canone espressivo)
loro non sono noi, per cui il loro pensiero è diverso
dal nostro, per questo motivo si creano le incomprensioni,
che potrebbero essere facilmente eliminate se solo noi
‘’esseri concettualmente capaci di elaborare
in maniera astratta ma anche in maniera istintiva ed elementare’’,
ci spogliassimo di tanta evoluzione abbassandoci al loro
grado intellettivo. In tal modo, credo che quelli che
chiamano effetti false friend, rimarrebbero solo un retaggio
del passato.
Nel modello di incomprensione deviata, mi riferisco anche
allo sposare un credo che vuole giustamente il Cane, un
Animale istintivo, ma a cui viene poi diagnostica l’interpretazione
di un atto come ‘’automatismo’’.
‘’Automatismo’’?
Parlando di istinti non si può parlare di automatismi
perché una cosa esclude l’altra: l’istinto
è qualcosa di vivo e spontaneo, mentre l’automatismo
è sterile, meccanico e privo di ogni intensità
viscerale (istinto).
L’esempio che si riporta normalmente per chiarire
il concetto di istinto e automatismo è sempre lo
stesso, ossia ‘’il correre dietro alle biciclette,
alle persone che fanno footing, ai bambini urlanti, cioè,
predine animate’’.
Sono pienamente d’accordo sull’insegnare al
proprio Cane che ‘’il ciclista non è
preda, così come non lo è chi fa footing
e non lo è il bambino’’, e che, anche
se un po’ a fatica, bisogna spiegargli che quella
di correre dietro a tutto, è una cosa che non si
fa, e che l’unica concessione che viene fatta è
per la pallina.
Prima di cimentarci in un insegnamento dobbiamo chiederci
‘’perché lo fa?’’ …
in questo caso perché segue l’istinto di
preda. Ok, allora perché si dà all’inseguimento,
se chi ha il dovere di dare il via all’azione non
lo ha fatto?
Ecco credo che sia questo il concetto che non è
chiaro nelle persone che insegnano (siano questi i proprietari
o i tecnici di settore): il Cane a cui abbiamo detto ‘’no
- o la parola che volete - rincorrere le persone è
male’’, ci vede come colui che ha il diritto
di dare il via alla predazione?
In Natura esiste un codice gerarchico e di ruolo che indica
ai facenti parte la Famiglia /Branco, quali sono le mansioni
di ogni componente. Per quel che riguarda la caccia, esiste
un personaggio ben preciso che dice dove come e perché,
di certo non è il cucciolone di turno o subalterno
di ruolo … allora perché il nostro Cane prende
l’iniziativa nonostante noi siamo in disaccordo
sul da farsi?
Evidentemente perché non occupiamo quel ruolo che
possa dir lui aspetta, non si fa, è sbagliato!
Chi è il Cane per dire ‘’si fa’’?
… da quando un Figlio decide per Papà e Mamma?
… da quando un soldato dice al suo comandante ‘’ho
deciso di attaccare’’? – e per favore
non interpretiamo le parole comandante e soldato come
due figure di re e schiavo che è davvero un concetto
sciocco oltre ad essere superato, un concetto legato ad
una forma di squilibrio di alcuni personaggi che hanno
segnato un’epoca della nostra storia e di cui ancora
molti ne vivono il fantasma incuranti di quel che di spaventoso
fanno coloro che si professano all’opposizione e
agiscono nel nome del progresso, della cultura, della
scienza e dell’altruismo!!!… parlando di autorevolezza
e di collaborazione, ci deve essere comunque una comunione
di intenti e questi intenti devono seguire una logica
precisa e necessaria, altrimenti non ha ragione di essere
messa in atto. Tornando al jogger, che ragione c’è
di rincorrerlo e morderlo? Va bene seguire un istinto
di predazione ma se Papà non ha dato il la di inizio,
il Figlio non parte.