L’articolo in questione
è quello pubblicato sul giornalino della S.A.S. n.158.
L’articolo verte su una questione all’ordine del
giorno sui forum, nei campi sportivi, scuole di educazione,
parchi comportamentali ecc, ossia l’annosa diatriba
fra metodi buonisti e coercizioni.
Non amo i metodi in generale, amo la conoscenza globale, ogni
essere vivente ha un suo cervello e una sua anima, tale singolarità
differenzia dalla totalità le essenze. Ognuno ha bisogno
di un proprio criterio vitale, espressivo, cognitivo. Ciò
che ha valore per me, non lo ha per te, ciò che piace
a me non piace a te, ciò che è facile per me
non lo è per te… con tutte le sfumature che esistono
fra gli esempi riportati scritti per vie estreme.
Ancor meno amo le coercizioni.
Nella totalità non amo chi si cela dietro ai due estremi
formulando chiacchiere e chiacchiere per attirare schiere
di ignoranti e ovviamente l’acqua al proprio mulino.
- Un cane (perché è di addestramento per cani
che si parla) non chiede di portare un oggetto alla velocità
della luce mantenendo un’espressione divertita, non
chiede di mordere un figurante mostrando quella determinazione
che forse ha ragione di essere solo in caso di vita o di morte,
non chiede di girare stretto un nascondiglio, non chiede di
camminare al fianco di un uomo con il collo girato o alzato
in direzione del mento o dell’ascella del conduttore,
non chiede di annusare impronta su impronta una pista che
porta sempre alla stessa conclusione (oggetti dei quali il
cane non capisce l’utilità), non chiede di fare
salti, giravolte, slalom, superare palizzate e assi traballanti,
non chiede di salire sul podio e SOPRATTUTTO NON CHIEDE UNA
VITA IN FUNZIONE DELLE COMPETIZIONI.
- Un uomo chiede al suo cane
di colmare tutte quelle lacune che il mondo civile scava ogni
giorno nei corpi marionettati degni solo di essere riempiti
di sterco.
“…Non credo
si possa ravvisare reato di maltrattamento in ciò che
normalmente avviene nella preparazione di un cane a qualsivoglia
disciplina o per giuste finalità (il reato di maltrattamento
sottintende soprattutto, il godimento e l’inutilità
degli eventuali interventi)… il limite fra finalità
d’impiego… e interventi idonei?... il limite non
può che essere che il venir meno proprio della collaborazione
del cane…” tratto dall’articolo.
Ma perché il cane ha espressamente chiesto di essere
selezionato dall’uomo come specie animale asservita?
Ha chiesto di obbedire a un fischio o altro segnale uditivo?
Ha chiesto di mangiare solo dopo aver trovato tre stupidi
oggetti o aver eseguito un salto o una zona o un arresto nel
quadrato? Ha chiesto di vivere in un trasportino, in una gabbia,
in un box? Ha chiesto di essere comprato? Ha chiesto di venire
al mondo?
In tema di sport e nel particolare
l’utilità e difesa, si fa un accenno al riguardo
del giudizio nella fase ‘c’sulla specifica del
morso giudicato ‘presente’ – cane buono
– o ‘pronunciato’ – cane con spiccate
doti caratteriali.
Mi sembra di ricordare che da qualche anno sia stato abolito
il brevetto di lavoro dove si giudicavano le doti caratteriali
del soggetto più che il grado di addestramento e sia
rimasto come unico e solo concorso la I.P.O. dove si giudica
il grado di addestramento più che le doti caratteriali.
Viene da se che i soggetti presentati nelle varie classi debbano
essere all’altezza dell’esame, e quindi un soggetto
che non sia più che completo non è il caso che
partecipi. Ma perché, mi chiedo, l’abbaio deve
essere corposo e non semplicemente ripetitivo, perché
un morso fermo è penalizzato al cospetto di un morso
fermo anche’esso ma accompagnato da sgrullamento della
manica, mi sembra di ricordare che il regolamento richiede
una reazione pronta e attiva del cane e un morso pieno e fermo
non un’uccisione del braccio del figurante.
E che dire di quei ruggiti urlati, al seguito dei lascia un
po’stentati, ruggiti di cui tutti sappiamo quale è
l’origine.
E ancora perché non parlare dei riaffronti del figurante
sul cane e non trasversali al cane. O dei lanciati che per
regolamento devono essere effettuati a distanza di 40 metri
circa.
E non mi dilungo a parlare
anche delle piste!
In tema agility vogliamo
invece parlare di tutti quei buonisti che non mettono il collare
di metallo al cane perché coercitivo ma sollecitano
le di loro articolazioni costringendo i fedeli compagni ad
eseguire traiettorie strettissime per recuperare un decimo
di secondo, che alzano e abbassano le braccia in maniera visibilmente
minacciosa, che usano stecche di metallo, che tengono al limite
della forma fisica gli atleti per averli veloci e leggeri…!?!
E perché non parlare
dei sostenitori dei sonaglini e delle ripetizioni.
La vista dei cani da competizione,
che si presenta allo spettatore, è solo di cani condizionati,
squilibrati, angosciati e bramosi di un lieve cenno di assenso
da parte del proprio conduttore, di cani che al posto di un
comando, di un sonaglino, di un’imprecazione, vorrebbero
una carezza di incoraggiamento che sottolinei il fatto ‘tranquillo
ragazzo siamo in due a lavorare, non sei solo’.
ESISTE UN SOLO LINGUAGGIO
CHE IL CANE COMPRENDE, QUELLO NATURALE, L’UNICO CHE
L’UOMO NON HA POTUTO CANCELLARE NELLA SELEZIONE DI SECOLI.
La condotta, il salto, il
riporto, la caccia, l’aggressività, la possessività,
la socialità, la sessualità, la dominanza, la
sudditanza, la danza, la distensione, il superamento di ostacoli,
il coraggio, il fermare un aggressore, il combattimento, la
cessazione delle ostilità … e tutto quello che
viene richiesto a questo fedele animale, è nel suo
bagaglio genetico … non c’è bisogno di
inventare metodi, escogitare piani teorici, arrivare addirittura
alla telepatia per comunicare o squarciare le menti con ossessività
buoniste e strumenti di tortura.
Sappiamo tutti, che tutti voi che parlate, conoscete: tavoli,
catene, collari con punte, elettrici, batterie, pedane di
legno, guinzagli e guinzaglioni, attrezzature attaccate alle
parti più disperate del corpo… e ancora ci venite
ad intontire sull’effettivo bisogno di una punizione
in contrapposizione ai buonisti?!
Il bene e il male vanno di pari passo, e le esagerazioni in
un senso o nell’altro sono ugualmente dannose.
Imparate a guardare un documentario sul Grande Lupo e capirete
che tutto quel che cercate è lì e vuole solo
essere capito.
Credo che il più grande
torto lo abbiano i giudici. Sono loro che permettono l’esasperazione
nelle competizioni. Sono loro che non puniscono un atteggiamento
lampante del cane, squalificando il conduttore.
Troppe volte ho visto personaggi noti a tutti, che usano strumenti
e metodi brutti tanto quanto quelli dei loro antagonisti,
essere presi a pacche di congratulazioni dai giudici e troppe
volte ho visto cani sportivi essere derisi perché non
mostravano la cattiveria in un ‘assalto al figurante’
nonostante avessero eseguito una perfetta sequenza di esercizi,
mostrando un equilibrio estremo e un rapporto collaborativo
con il proprio conduttore… e parlo di conduttore/compagno
non conduttore/accompagnatore.
È questa la grande pecca: non c’è unione
di rapporto, ma solo sudditanza e distacco. Il fine del binomio
non è lo stesso: fare qualcosa insieme… no, il
fine è dell’uomo ed è: voglio arrivare
prima di quello e di quell’altro, voglio far vedere
quanto sono fico che so comandare un cane che strappa la manica
o un cane che giro a -2 metri al secondo o seleziona un oggetto
in maniera telepatica!
Se così non fosse questi cani non dormirebbero nelle
gabbie, nei trasportini, nei box, non rimarrebbero chiusi
in macchina a morire, ma vivrebbero assieme al loro compagno.
Da leggere:
- Addestramento…condizionamento…educazione…
che gran confusione! - articolo
- Educazione naturale
– linguaggio naturale - articolo
-
Lupi allo Specchio – Ascoltando la Natura - libro
- Addestramento fra incudine e martello - articolo S.A.S.
giornalino n.158/2010
E in ultimo, visto che è
stato toccato l’argomento nell’articolo, vorrei
spendere ancora due parole per l’albo degli addestratori
dell’E.N.C.I.
Ma non doveva essere l’unico titolo valido per poter
svolgere questo tipo di attività?
Non doveva essere il punto di fine carriera per tutti i ciarlatani
che si aggirano nei parchi, titolari di diplomi fittizi, rilasciati
da società e associazioni valide esclusivamente nel
giardino di casa loro?
Non doveva essere un punto fermo per tutti coloro che volevano
avvicinarsi al mondo dell’addestramento, dell’educazione
con il proprio cane senza incappare nei venditori di fumo?
Non doveva essere una regolamentazione della professione e
la fine dei ladri di cuori nonché spesso EVASORI FISCALI?
Beh tutti noi iscritti, tutti
noi che abbiamo meritato sul campo l’onore di poter
far parte della categoria, tutti noi che abbiamo creduto nella
fine di un incubo che riempie i canili, chiediamo che l’albo
sia concretamente messo in atto e che a tutte le finte-scuole
e agli azzeccagarbugli sia finalmente proibito di continuare
lo scempio, tale e quale a quello dei professori che hanno
rinnegato se stessi e il loro operato quando hanno giurato
fedeltà al Codice Deontologico, fedeltà che
neanche mantengono.
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